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L'emergenza in Basilicata

Ancora ritardi nell’esecuzione dei tamponi da rientro

L’attesa di due settimane per una giovane lucana rientrata dalla bergamasca

Con l’ordinanza n.23 del 22 maggio si stabilisce l’obbligo di comunicare il proprio ingresso e la quarantena obbligatoria per chi arriva da fuori regione: «Al fine di contrastare il diffondersi dell’emergenza epidemiologica da Covid 19, ferme restando le misure statali e regionali già vigenti di contenimento del rischio sanitario tutte le persone, anche se asintomatiche, che fanno ingresso nel territorio regionale della Basilicata hanno l’obbligo di comunicarlo immediatamente al proprio medico di medicina generale ovvero pediatra di libera scelta ovvero al numero verde appositamente istituito dalla Regione 800996688», e di osservare «la misura della permanenza domiciliare fiduciaria per un periodo di quattordici giorni presso l’abitazione, dimora o luogo di soggiorno preventivamente indicata».  Sfortunatamente, però, sebbene la comunicazione alle autorità competenti debba essere tempestiva, l’esecuzione dei tamponi a chi rientra in Basilicata non sempre lo è.

La nostra redazione è venuta a conoscenza di una delle tante storie di ritardi nella somministrazione dei tamponi. Romina è una giovane donna rientrata in Basilicata il 7 maggio dalla provincia di Bergamo, ex zona rossa e ricordata per il triste record di casi di positività e di decessi. Appena giunta in Basilicata, con la propria auto, ha immediatamente comunicato l’arrivo al sindaco del comune d’origine, al medico di famiglia e al numero verde indicato nell’ordinanza. «Prima di chiamare il numero verde ho contattato il sindaco del mio paese e il mio medico curante. Entrambi mi hanno spiegato la procedura e mi hanno giustamente consigliato di dare il mio consenso all’esecuzione del tampone, perché proveniente da una zona rossa. Mi hanno detto che sarei stata messa in lista ma non sapevano darmi maggiori delucidazioni sui tempi. Subito dopo ho chiamato il numero verde, mi hanno chiesto da dove arrivassi, dove avrei svolto la quarantena e se avessi avuto sintomi. Riguardo alle tempistiche, mi hanno riferito che sarei stata ricontattata, prendendo il mio contatto telefonico e la mia mail. Purtroppo, ancora non mi hanno chiamata e non so come comportarmi quando, a breve, terminerò la quarantena». Cinque giorni fa, il 19 maggio, dopo aver raccolto le dichiarazioni della giovane, è stata contattata la task force affinché si potesse avere un quadro completo della situazione e, soprattutto, capire cosa fosse andato storto. Raggiunti telefonicamente, si sono detti sorpresi della lentezza dell’iter, e che fosse assurdo che una persona giunta dalla bergamasca non fosse stata sottoposta a tampone. Purtroppo, però, in quel momento non era possibile rilasciare delle dichiarazioni ufficiali per mancanza di informazioni sul caso. Una telefonata conclusa con la promessa di risolvere il problema e di capire dove l’ingranaggio si fosse bloccato. Il giorno successivo, 20 maggio, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla persona interessata a divulgare i dati sensibili per poter analizzare la situazione, una nuova promessa: si capirà il problema e si rilasceranno in seguito delle dichiarazioni.

Il 22 maggio, dopo due interminabili settimane trascorse in un appartamento vuoto per paura che potesse eventualmente contagiare la propria famiglia, la ragazza viene contattata per l’esecuzione del tampone. È un bene che sia accaduto proprio l’ultimo giorno di quarantena, così da permettere alla giovane di uscire liberamente in caso di esito negativo e di ricongiungersi alla propria famiglia, senza rischi e paure. Rimane, però, il dubbio su cosa abbia portato a un tale ritardo e come si determini la priorità nell’esecuzione dei tamponi, quali siano i criteri di valutazione e se la provenienza da una delle zone più colpite d’Italia ne rappresenti uno tra questi. Domande lecite, senza alcuna finalità accusatoria, ma con l’unico obiettivo di capire da cosa dipenda un’attesa di due settimane in un caso del genere, in cui fortunatamente il buonsenso e il rispetto delle regole sono stati esemplari. Ad ogni modo, le risposte a queste domande saranno sempre le benvenute.

 

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