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il caso

La notte nera della sanità lombarda, Auxilium Care nel mirino della Fp Cgil Milano

Una notte drammatica. Una notte in cui uno dei più prestigiosi ospedali italiani si è ritrovato in balìa di personale impreparato, farmaci fuori posto e pazienti affidati ad infermieri che non conoscevano neppure dove reperire i medicinali essenziali. È lo scenario che emerge dalla mail allarmata inviata da un medico del San Raffaele dopo il turno tra il 5 e il 6 dicembre con oggetto: “Segnalazione criticità personale infermieristico notte 5-6 dicembre reparto Iceberg”.

Nella segnalazione - che ha dato il via alla crisi esplosa nel giro di poche ore - il medico descrive una situazione che sfiora l’incredibile. Un infermiere, al suo primo turno in assoluto al San Raffaele, confessa di non aver mai fatto affiancamento. Non conosce la disposizione dei farmaci, non è in grado di usare la piattaforma SAP per gestire esami ed emergenze, non sa gestire la ventilazione non invasiva né la terapia insulinica continua. Intorno a lui carrelli dei medicinali "disastrati", disordinati, non riforniti. Il quadro si aggrava: molte terapie notturne risultano "scadute". È impossibile stabilire se siano state somministrate e in che modo. Alcuni infermieri non parlano un corretto italiano, con difficoltà nella comprensione del testo. La maggior parte degli infermieri non dispone di credenziali personali: tutti entrano nel sistema con quelle di una collega, rendendo ingestibile la tracciabilità delle cure.

Il cortocircuito organizzativo esplode la notte successiva, tra il 6 e 7 dicembre, al terzo piano dell’“Iceberg”: admission room, medicina ad alta intensità, cure intensive. Reparti nevralgici affidati ad una cooperativa esterna, improvvisamente travolti dal caos più totale. Gli accessi dal pronto soccorso vengono bloccati. I pazienti devono essere dirottati in altri reparti. Un ospedale da migliaia di accessi al giorno paralizzato da errori elementari, da personale che non riesce a comunicare e non formato per gestire anche le procedure più basilari. Il problema è talmente grave da costringere il Gruppo San Donato ad un intervento immediato. L’8 dicembre viene convocato un consiglio di amministrazione straordinario per la revoca del mandato all'Au Francesco Galli che si dimette anticipando il voto. Al suo posto subentra Marco Centenari.

Secondo ricostruzioni interne, ben prima della paralisi totale a costare la poltrona a Galli sarebbe stata la scelta - contestata da figure dirigenziali di peso - di affidarsi di volta in volta a cooperative esterne per coprire reparti ad alta intensità e complessità nel tentativo di risparmiare sul personale. Una decisione che in breve tempo ha causato la fuga di personale interno ed ha portato al collasso dell’intero sistema. Il 7 dicembre la RSU USB, tramite la coordinatrice Margherita Napoletano, invia un esposto via PEC alla Polizia di Stato. La situazione viene definita “gravissima”, “fuori controllo” e “destinata a peggiorare”. Alla denuncia vengono allegate le mail che documentano le criticità interne. Le rappresentanti sindacali Napoletano e Rottoli annunciano anche una denuncia alla Procura, chiedendo accertamenti immediati per comprendere come sia stato possibile mettere a rischio la sicurezza dei pazienti. Per tamponare l’emergenza e sostituire in fretta il personale esterno, l’ospedale sta facendo ricorso all’unica risorsa realmente affidabile: il personale interno. Infermieri esperti, da anni in prima linea, ai quali vengono offerti compensi straordinari — 1.000 euro per ogni turno notturno e 600 euro per il diurno — pur di garantire la continuità assistenziale. Un intervento d'urgenza che conferma un dato inquietante: senza gli operatori interni, formati, stabili e competenti, l'ospedale sarebbe sprofondato in una situazione potenzialmente irreversibile. Antonio Bagnaschi, Fp Cgil Milano, davanti alle telecamere della Tgr Rai Lombardia ha puntato il dito sulla cooperativa sociale Auxilium Care, evidentemente impreparata a gestire con il suo personale una situazione del genere che ha portato in poche ore ad una gravissima paralisi del sistema, con conseguenze che sarebbero potute essere assai gravi per i pazienti. Auxilium Care, sorella della più nota Auxilium, entrambe con sede legale in Via Sicilia 50 (Roma) e sangue lucano nel board. 

L’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, ha disposto un’indagine immediata dell’ATS Metropolitana per “ricostruire ogni passaggio” e individuare criticità organizzative e procedurali. Tutte le figure coinvolte saranno ascoltate. Intanto il caso riaccende una questione che i sindacati denunciano da mesi: il massiccio ricorso alle cooperative esterne. Una pratica che — nel nome del risparmio — espone la sanità a rischi enormi, specie dove servono competenze elevate, esperienza e rapidità decisionale. Ciò che è accaduto al San Raffaele va oltre l’errore individuale o l’incidente organizzativo: è il collasso improvviso di un sistema fragile, retto da scelte gestionali discutibili e da una fiducia riposta in personale non preparato per reparti ad alta intensità. Una notte di caos ha aperto una crepa che oggi mette in discussione l’intero modello di esternalizzazione dell’assistenza infermieristica. Il San Raffaele sta provando a rialzarsi. Ma la domanda che resta è una sola: quanto è mancato perché il caos di quelle ore si trasformasse in tragedia?

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