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I pensieri dell'Altrove

Lo senti quel vento lucido fra i fianchi delle colline?

Le parole per strada si ritirano, in certi casi basta solo un cenno di saluto. È un avviso di inverno, è  il tempo che quando sembra ancora futuro è già diventato un oggi passato.

Lo senti quel vento lucido fra i fianchi delle colline?

Erica Campanella"Emozionando" (galleria Piziarte.net)

È tornato il vento. Di notte si è infilato fra i fianchi delle colline, è scivolato veloce sulle zolle nere della terra appena seminata, ha penetrato lo spigolo della strada stretta, ha forato il cielo protetto da un pezzo rimanente di luna. L’ho sentito arrivare  quando le spalle non erano dritte e gli occhi non avevano luce; si è avvertito prima il sibilo sotto la finestra, penetrante e acuto, poi il freddo. Il vento da nord che salta agile come un lupo e morde alla gola, fa seccare le mani, intimidisce i gesti. È il vento lucido, senza opalescenze sabbiose, senza concessioni alla mitezza. Questo vento è appuntito e sottile, preciso, sembra magro nella forma  perché addosso arriva come un ramo secco ferito e sfrangiato, ma è robusto nella folata, travestita da suono che arriva da lontano. Riconosco questo suono, porta la sperimentazione rinnovata del cambio di stagione, ricompare il fumo dolce dei camini che gioca sui tetti e con l’aria, forma i disegni immaginari di storie raccontate lì sotto accanto al fuoco. Le parole per strada si ritirano, in certi casi basta solo un cenno di saluto o un abbraccio solidale e  poi improvvisamente avverti la compatibilità necessaria fra il freddo ventoso e la ricerca di un tepore che rassicuri i corpi. È tornato con le nuvole che scorrono sicure come veicoli che conoscono la strada, portano la pioggia che non si asciuga, che resta fredda sulla terra e sui muri e dà all’aria il vestito del rigore grigio. È un avviso di inverno, un segno di continuità dal cielo, è  il tempo che quando sembra ancora futuro è già diventato un oggi passato. Il vento da nord, un incontro che ritorna sempre, si ricorda dei tetti della mia casa, esce allo scoperto dalle nebbie di novembre e ci porta nel luogo antico di un’attesa. Più in là, forse, arriverà la neve. Prima sui rami nudi poi, intima e silenziosa, si appoggerà sciogliendosi alle dita.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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