Cerca

I pensieri dell'Altrove

Quando la vita ti danza intorno su un Frecciarossa (prima che fermi alla realtà)

Loro sono spagnole. Una botta di vita in cui scintillano raggi di sole, lampi di energia contagiosa, la forza della bellezza negli occhi e l'armonia tutta femminile dei corpi che sembrano nuotare nello spazio

Quando la vita ti danza intorno su un Frecciarossa (prima che fermi alla realtà)

Il treno Frecciarossa delle 11,20 da Milano per Napoli è pronto al binario 14. Alle 11,14 siamo tutti ai nostri posti, abbiamo sistemato i bagagli, guardiamo chi abbiamo di fronte. Alle 11,19, quando già la speaker ha annunciato la partenza, eccole che arrivano. Entrano come un vento caldo, in uno scompartimento freddino e silenzioso, hanno il fiato corto e ridendo trascinano senza troppa grazia i trolley pesanti. Sono cinque bellissime ragazze vivaci, si sfottono, si spingono, hanno vestiti colorati e corti, la pelle abbronzata, i sandali con le pietre luccicose e i capelli lunghi. Portano addosso la giovinezza impertinente, quella sfrontata e caparbia, quella che identifica la potenza di un'età con dentro la forza dei desideri e l'incontenibile voglia di esibirli. Siedono in quattro nei sedili di lato a me e una dietro. Le guardo con una gioia intima uguale a quella che provi mentre ascolti una delle tue canzoni preferite, hanno dei sorrisi felici e i capelli lunghi sono volutamente scomposti. Il corpo seduto continua ad essere in movimento, parlano ad alta voce come se fossero in pausa-ricreazione, del tutto indifferenti agli altri viaggiatori, cioé noi, che al confronto di tale ventata di esuberanza sembriamo tante mummie appena congelate in qualche contenitore termico egiziano. Loro sono spagnole, difficile non ascoltarle, urlano. Dopo un po' di manovre si sistemano le cuffiette auricolari, si slacciano i sandali e cominciano a mimare con le mani e con i piedi nudi dei movimenti di danza. Capisco che sono delle ballerine perchè le dita delle mani sono dei disegni nell'aria tutti uguali e sincronizzati, i piedi portano il tempo, le facce assumono le espressioni di chi sta ripetendo un esercizio, ma restano comunque ispirate alla leggerezza perché continuano a ridere e sorridere, a farsi le smorfie e l'occhiolino. Sullo schermo di un telefonino di una di loro intravedo le riprese di un balletto di flamenco con costumi spagnoli di colore rosso, nacchere e sensualità. Le protagoniste sono loro, così chiedo di poter vedere qualche frammento del filmato: è una botta di vita in cui scintillano raggi di sole, lampi di energia contagiosa, la forza della bellezza negli occhi e l'armonia tutta femminile dei corpi che sembrano nuotare nello spazio. Un messaggio corale forte e delicato che investe l'aria di vita e di particelle anarchiche in fuga dalla realtà triste e omologata. Intanto, sul display del treno Frecciarossa scorrono le immagini dei fuochi che stanno incenerendo la vegetazione di mezza Italia, le riprese di intere zone uccise dalla siccità, gli sbarchi di altri numerosi immigrati in uno stato in continua emergenza, c'è Trump che viene contestato e un nuovo, ennesimo omicidio di una povera disgraziata per mano del suo ex marito. Certe volte ti pare che il mondo si debba fermare per il troppo dolore o per la troppa ingiustizia, per incomprensioni potenti o per qualche follia che non si riesce ad arginare, per paure tue che ti aggrediscono o per gli spaventi che si porta dentro la vita stessa; certe volte ti blocchi, ti arrendi, annaspi, ti perdi. Ma il moto è continuo e spietato, semplice e automaticamente complicato. In pochi secondi c'é la fine e insieme un nuovo esperimento da cominciare, un gioco crudele da subire o un ballo pieno di significati vitali da assorbire - Alle 15,00 circa siamo a Roma. Il gruppo gioioso e rumoroso che non ha mai smesso di parlare-cantare-ridere-muoversi-mangiare, sta scendendo dal treno. Il party é finito, la festa si sposta altrove, la ricreazione chiude le porte. Gli incendi sul display mi sembrano all'improvviso più gravi, la siccità e lo stato sofferente della terra mi stanno dando angoscia, il problema degli immigrati mi pare senza condivisioni e risoluzioni produttive, gli omicidi efferati contro le donne mi schiacciano il cuore. Guardo fuori dal finestrino, subito dopo una lunga galleria è ripreso il segnale del telefonino, la velocità è di 293 km/h, sento un bambino che dice che deve fare la pipì. Il paesaggio dell'Italia interna è pieno di piccoli paesi antichi come il mio, attaccati alle colline e alla resistenza, a quel po' di verde che rimane e al futuro che aspettiamo con una cauta, modesta dose di illusione. Fra un po' saremo a Napoli. Bevo un sorso d'acqua, chiedo di alzare la temperatura dell'aria condizionata perché ora si gela. Chiudo gli occhi, il viaggio continua.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione