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I pensieri dell'Altrove

Quei silenzi che piovono dal cuore

Arriva sempre la luce, anche quando la notte è stata sveglia con te per tutta la notte, anche quando te la senti ancora addosso come un pigiama stropicciato.

Quei silenzi che piovono dal cuore

Chiudo il libro a pagina sessantasette, guardo i numeri rossi sul soffitto: le 23,12. Spengo la luce, mi sistemo il cuscino, mi sposto i capelli, chiudo gli occhi. Piove. Da bambina facevo una cosa strana, non mi capacitavo dell'acqua che arrivava dall'alto, non riuscivo a darmi spiegazioni soddisfacenti e così cercavo, faccia in su, di capire qualcosa che potesse chiarirmi il problema. Ma gli occhi si chiudevano per proteggersi, il problema restava irrisolto. Era un segreto del cielo, pensavo. Piove, e c'è il silenzio del giorno finito, c'è quella riconsegna a se stessi e a quelle parole che hai sentito, quella cosa che hai visto, quella faccia che hai incontrato, quel gesto che ti ha toccato i pensieri. Come la biancheria in un cassetto riordini le immagini negli strati della memoria, chissà che ne resterà domani, quanto si cancellerà per selezione naturale, cosa e chi ci resteranno ancora per un mattino, per una compagnia veloce di un minuto o magari per sempre. Piove. Ho lasciato parte delle mie paure del buio in qualche tempo degli anni passati, conosco i miei confini, la mia terra intorno, il mio luogo. Ora se c'è il buio mi spavento di meno, abbiamo firmato un atto di non belligeranza per una forma di sfinimento. Tanto il buio arriva sempre, tu sai che può aggredirti, lui sa che, in qualche caso, puoi accecarlo. La condizione che invece trovo necessaria è il silenzio. Il sonno arriva tardi, la stanchezza molto prima, ma se non si distende la stanchezza in uno spazio quieto non permetterà al sonno nessuna accoglienza. Piove. E il vento di stanotte sbatte forte sull'acqua, la sposta, la spinge, la gira sui vetri e sui muri, la maltratta sui tetti. Ma che può fare la pioggia, se non lasciarsi cadere o farsi avvitare da un vento notturno senza faccia e così sgrammaticato di buone maniere? Arriva da nord, è quello che fa piegare i cipressi, fa venire la tosse, fa sparire i gatti dal giardino. Fa sibilare la tapparella della finestra, fa cigolare i cancelli e non fa dormire. I numeri rossi segnano le due e dieci, mi è venuto un crampo al polpaccio sinistro, faccio il piede a martello, il crampo non passa. Per un po' non mi muovo, ma comincio ad innervosirmi. Ho capito come andranno le ore a seguire, in un andamento scomposto da un lato all'altro del materasso. Alle cinque e un quarto si accendono i termosifoni, vuol dire che la temperatura è scesa, vuol dire anche che siamo vicini al mattino. Non piove più, rimane il vento forte, irritante, stordente. Ma è una condizione consueta, quasi coniugale con il mio paese. Sarà per questo che le colline intorno sono sempre più abitate da pale, da lontano sembrano tante famiglie meccaniche che fanno balletti sincronizzati in enormi spiazzi da picnic. Intanto si fa avanti la luce del giorno, si infila fra uno spigolo di finestra e l'angolo della porta. Il cielo è chiaro, giovane, aperto. Arriva sempre la luce, anche quando la notte è stata sveglia con te per tutta la notte, anche quando te la senti ancora addosso come un pigiama stropicciato. Anche quando ti sei quasi affezionata al suo segreto oscuro e non vedi più i fantasmi o i mostri, ma farfalle che svolazzano. Chè forse è solo un momento di allucinazione forte dovuto alla mancanza di sonno, ma almeno capisci che tu e la notte non avete più alcuna timidezza e che, semmai, quello che adesso bisogna fare è affrontare insieme la prepotente luce del giorno.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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