IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
16.10.2016 - 11:29
Sai quelle belle citazioni moderne, quelle che dopo un po' di frequentazione verbale diventano patrimoni 'culturali' dell'umanità? Quelle simpatiche espressioni che racchiudono concetti inesprimibili e che, come per magia dialettica, li trovi compressi in due/tre parole? Ecco, una di queste ultime concentrazioni contemporanee è: "stà senza pensier".
Eh. (pausa) - io ci ho provato. Ma l'esperimento non m'è riuscito. Mi sono applicata, ho usato il metodo della capacità critica, ho provato la via della selettività, mi sono avvicinata con prepotenza alla nuvola ondivaga dell'indifferenza, ho puntato con determinazione i piedi nel territorio della superficialità, ma niente, quelli (i Pensier) là rimanevano. In certe condizioni sembrano meno invadenti, magari quando in radio trasmettono quella canzone che ti incatena al momento di un'emozione, oppure quando di fronte ad uno scaffale colmo di cioccolata cedi al proibito, che poi si finalizza in un acquisto che sta a metà fra una tentazione innocente e un desiderio finalmente appagato. Personalmente conosco un'altra sospensione felice, ed è quando mi trovo con la mia nipotina: lì i pensieri si fanno diversi, sono come sconosciuti giocattoli che mi piace toccare, guardare, con una curiosità ed una cura che spostano e sbilanciano la pesantezza, facendo passare fra le trame del tempo solo il benessere della tenerezza e dell'esperienza che diventa nuova conoscenza. Naturalmente subito dopo i "pensier" ritornano. Le implicazioni del rientro dai giochi sono imbarazzanti, si passa dalla fanciullezza scordata alla maturità stratificata, il salto acrobatico non ha nulla di artistico, ma è realisticamente un salto di pensieri che clinicamente fa strapazzare il cuore. In ogni caso io credo che il pensiero sia, in assoluto, la forma di libertà più spregiudicata e complessa di cui siamo provvisti. Fra i pensieri nascondiamo le colpe, i pentimenti, le maledizioni, le storie intimissime dei nostri sogni e dei nostri bisogni. Nei pensieri è tracciata la cronaca delle nostre ore, fra i pensieri si sviluppa la narrazione della nosta vita. Io mi sono affezionata ai miei pensieri, anche a quelli che arrivano senza nessuna indulgenza, spietati, come degli spari da una pistola puntata alla testa, o a quelli che per la loro cattiveria affilata a volte mi spaventano, infine a quelli che da tempo dovrebbero essere silenziosi e invece stanno ancora lì ad urlare. Non si può stare "senza pensier", così come non si può stare senza respiri. Ed è quindi una vittoria quando riusciamo a neutralizzarli rendendoli provvisoriamente inoffensivi, impegnandoci in un esercizio di intercambiabilità e di mutazione. Altre volte li travestiamo come a carnevale in voli di farfalle leggere e variopinte, oppure possiamo provare a regalare a questi pensieri una vacanza low-cost, come quei viaggi premi aziendali assegnati come ringraziamento dopo aver ottenuto delle super produzioni, ma alla fine il transito caotico si riprende in un minuto tutte le variabili delle possibili decongestioni.
A me, di "stà senza pensier" non mi riesce, magari faccio finta, ma il mio luogo mentale è sempre acceso e concitatamente connesso. Tanto non mi riesce che oltre a quelli ordinari e quotidiani, che già basterebbero, mi piace andare a buttarmi incautamente pure in quel magma denso di pensieri sofisticati che si ammassano solo laggiù in fondo, vicino a quel nostro altrove potente, vicino ai segreti pericolosi, vicino all'irragiungibile dell'anima.
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