IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
21.08.2016 - 11:19
Alle undici e un quarto, quando arriva l'ora istituzionale del bagno al mare dei bambini, ecco che due mamme intercettano una medusa. È una di quelle piccole, dai riflessi violacei ed irragiungibili, quelle urticanti molto più di quelle grandi. Le mamme italiane allertano il bagnino, le altre mamme, i bambini. Una mamma tedesca molto energica ed altrettanto decisa prende un retino, un secchiello e con mossa da pescatrice esperta di meduse, la cattura e la deposita con un po' d'acqua nel secchiello. Non dice una parola che sia una, ha le maniere solide delle teutoniche da allenamento quotidiano, poi si arrabbia col suo bambino che vorrebbe la medusa sulla sabbia. Le mamme italiane, che hanno tenuto stretti i loro bambini dal pericolo, appoggiano sadicamente la richiesta di Thomas, il bambino tedesco, e la medusa violacea finisce sbattuta sulla sabbia. A questo punto, noi che non abbiamo bambini, cominciamo ad avere la vaga percezione di dover assistere obbligatoriamente al disfacimento progressivo dell'animale marino senza poterci sottrarre alla veduta della decomposizione, ma la mamma tedesca, forse cresciuta a krapfen ed indiscutibili principi animalisti, prende con una paletta gialla la ormai rassegnata medusa e la ripone nel secchiello arancione in cui oltre all'acqua ora ci mette sul fondo anche una manciata di sabbia. È veloce nei movimenti, spiega in inglese a suo figlio e ad altri ormai trenta bambini di varie nazioni convenuti per l'occasione, che tanto la medusa morirà, tanto vale farla morire contenta. Le mamme italiane non contestano, la Germania ha capacità decisive sull'economia ma anche sulla fine felice di una medusa italiana catturata in acque territoriali indiscutibilmente italiane. Si avvicina Noemi, la fotografa della spiaggia, scatta fotografie in successione al secchiello, dentro al secchiello, alle facce impertinenti e attente dei bambini, alle mamme che guardano il mare con sospetto, ai bagnini che rassicurano le mamme. Una medusa, un evento. Si avvicina anche la dama fiorentina che al posto delle ciglia si è attaccata due tappeti orientali con le frange, ciglia fittissime e fintissime, lunghe un paio di centinaia di metri per occhio. Non so come faccia la palpebra a resistere a questo abuso di maquillage sotto un vento sardo insistente ed imperioso che fa lacrimare pure le stanghette degli occhiali da sole, ma la dama ormai la riconosci da lontano: arrivano prima le punte delle frange oculari che il suo piedino col sandalo gioiello griffatissimo. Intanto Roberto, romano un po' agé stravagante e alternativo che scende in spiaggia con delle magnifiche sciarpe di lino al collo, sposta l'attenzione dalla medusa perchè urla, ogni diciotto, venti minuti, "Lucaaa!" e nessuno di noi ha ancora capito il perchè di tanto ostinato e disperato richiamo visto che Luca, suo figlio quarantenne, siede od è sdraiato praticamente di fronte a lui. Ma torniamo alla medusa: ora si è formato un capannello di gente, c'è l'esperto, il romantico, lo schizzinoso e l'osservatore di passaggio che butta l'occhio nel secchiello con nonchalance come se a casa avesse già un paio di meduse nella cuccia che lo aspettano. È tutto un fermarsi e un discutere sulla tossicità o meno del mare, sull'inquinamento globale dell'aria, sulla violenza in terra e sulla terra, sulla temperatura delle acque, sui veleni.
C'è un signore inglese affianco a me, legge un libro che sembra un vocabolario, sta sempre all'ombra con un panama bianco in testa, il costumino è bianco, è magro, porta la sua pelle anemica in giro senza alcuna intenzione di darle un accenno di colore e di salute, è lento nei movimenti e lo sguardo è sempre rivolto all'infinito. Mi guarda, è infastidito da tutto questo mercatino umano intorno al secchiello arancione che ospita la medusa nel frattempo ancora viva, solleva la bianca gamba destra, la accavalla sulla sinistra ancora più pallida e dice, anzi proclama con autorevolezza e irritazione: "all right, don't panic please, it's only a jellyfish".
È vero, è solo una medusa. Ma a noi umani che al mare lasciamo l'illusione di portarsi al largo una mezza dozzina di pesantezze quotidiane, ci basta anche solo una jellyfish per ricordarci che invece tutto poi ritorna insieme ad un'onda. E ci riuniamo indaffarati persino intorno ad un secchiello arancione per tentare di scongiurare il male, le paure ed i veleni. In questo caso era quello di una elegante, piccola medusa viola.
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