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I pensieri dell'Altrove

La cura del silenzio

Si basta da solo e non ha bisogno di salvezze, è interpretazione e gioco, ma anche tempo per osservare e ricerca per non sbagliare.

La cura del silenzio

Mi arredo i pensieri senza fare rumori, me li aggiusto in un posto delicato, dedicato al silenzio. Distendo le parole, le guardo, non le dico. Le tengo elastiche, flessibili ma rigidamente mute. Parlo col silenzio, quello che illumina i giorni freddi della neve, che vive nella densità alta del cielo, nella dolcezza acuta che smuove un'emozione improvvisa o nell'ultimo spavento. Nella libertà appassionata di una scelta, nelle ore di un giorno povero, nel dolore sordo, nel lusso di una solitudine voluta, sul margine di una infelicità stabilizzata, intorno ad una ragnatela vecchia all'angolo di un muro scrostato. Di quanto silenzio è pieno un amore carico di colpe, o un amore invisibile, e quanti silenzi si scelgono per continuare ad essere in una bozza di vivibilità utile e necessaria. Non ha un aspetto, ma è pieno di sostanza, non si vede ma accende fanali su posizioni che non hanno sempre bisogno di essere gridate; è risposta e rimprovero, sono scuse timide oppure indifferenza. Quando lo si sceglie quasi sempre è una difesa, ma può cambiare programma e significato per diventare offesa, dispetto o provocazione, addirittura un vestito comodo per coprirsi da parole inutili. Quando non ci sottraiamo alla perlustrazione intima e familiare delle nostre oscurità, il silenzio è la cura non invasiva per guarirci da affollati dispiaceri predatori. Si basta da solo e non ha bisogno di salvezze, è interpretazione e gioco, ma anche tempo per osservare e ricerca per non sbagliare. Seguire il silenzio può diventare una disciplina, una conduzione verso un'attenzione che il rumore depista, è un risarcimento all'orgoglio per tutte quelle belle parole che non ci fanno dire, ci aiuta a fortificare la relazione con i nostri pensieri. Il silenzio dorme nel nulla e si accende nel tutto, è fuori e dentro, è contro e a favore, svuota e riempie. In certi giorni si annoda alla prudenza, certe notti fa dormire l'attesa. Occasionalmente può persino diventare un'arma. Perfetta. Poiché non lascia tracce, nè biologiche nè alcune più sofisticate, ma ha un potere distruttivo se perseguito con cinica e tenace applicazione. Nel silenzio c'è persino una solennità quasi sacra, quando si illumina di trascendenza, di meditazione, di perdono. Si avvicina al senso dell'eterno per raccontarci misteri e farci raccogliere segreti. E se vogliamo cercarlo ci avvolge come in una culla, ci protegge e ci riconosce. Io penso che per ognuno di noi c'è un luogo silenzioso, assegnato e personale, c'è un tempo frequentato, perché se da un silenzio sconosciuto ed intimo siamo tutti arrivati, è lì, nello stesso silenzio perfetto, che tutti riporteremo interamente il vero racconto di questo viaggio.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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