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I pensieri dell'Altrove

Fortuna, non è così che volano gli angeli

Non aveva cieli azzurrini ma stanze delle torture, non aveva nuvole su cui appoggiarsi, ma corpi addosso di orchi assetati di sangue, di innocenza, di dolore.

Fortuna, non è così che volano gli angeli

La piccola Fortuna

Io faccio fatica a parlare di quella creatura bellissima con i codini alti e gli occhi bambini. Faccio fatica a pensarla, mentre viene scaraventata giù da un balcone come la cicca sputacchiata di una sigaretta, come un rotolo di carta igienica che se lo porta il vento cattivo e lo sbatte contro un muro sporco. Faccio una fatica immensa ad immaginare i suoi codini scomposti nel vuoto e le sue manine che vorrebbero attutire il colpo. E le scarpine che si perdono, e il gelo insopportabile della paura. No, non è così che volano gli angeli. Quella è tutta un'altra favola. Gli angeli sono plastici ed hanno pure le ali, non subiscono la gravità e, almeno nell'iconografia più tradizionale, mentre volano sorridono perché hanno intorno la beatitudine e il cielo azzurro, al massimo strizzano l'occhio a due ciuffetti dispettosi di nuvolette, sono serafici ed accoglienti. La creatura bellissima intorno a sé ed alla sua vita aveva solo tragedie disperate. Non aveva cieli azzurrini ma stanze delle torture, non aveva nuvole su cui appoggiarsi, ma corpi addosso di orchi assetati di sangue, di innocenza, di dolore. I suoi disegni erano un urlo: camere chiuse, senza porte e senza finestre, figure femminili aggressive. Ecco, il femminile. Una donna (e chiamarla donna per me che stimo tutte le donne è una forzatura assoluta) che veniva chiamata 'nonna' per una forma di vicinanza affettiva, ma che tradendo e insudiciando l'appellativo si rendeva complice omertosa degli orrori, mogli che con il loro atteggiamento silenzioso diventavano corresponsabili dei fatti delittuosi. L'ignoranza e l'assenza totale della custodia, della cura, della tenerezza delle donne e delle donne-madri, precipitate nella voragine dell'inferno, nel buio degli istinti più turpi e nell'infelicità tossica dei dannati. Lì, in quel luogo abitato da crimini osceni, sembra tutto una grande bugia: il parco verde, i giochi allegri, le case che proteggono, gli zii, i letti, le lenzuola con i pupazzetti, i sandali spaiati. Restano veri i mostri che puzzano di desideri ripugnanti, di sudore acido che schiaccia le braccia ed il piccolo cuore, di una pelle umida e untuosa che ha solo la sembianza di quella di un essere umano. Resta un senso affaticato di impotenza raggelante che fa provare vergogna, dolore, pena infinita. Il volo dei piccoli angeli è una poesia, un sogno un po' infantile, un ricordo tenero nelle parole delle mamme mentre cantano la ninnananna, è una preghiera, una fantasia dolce ed audace, ma è tutto molto romanticamente immaginifico. Il tuo, sfortunata creatura chiamata Fortuna, è stato un maledetto volo vero. Ma nessuno, neppure il tuo angelo custode colpevolmente assente quel giorno (o non ti è stato mai affidato?) ti ha prestato un paio d'ali. Magari pure spennate.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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