IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
27.03.2016 - 09:47
Diciamo ai nostri figli di fare figli, di popolare il mondo, di andare, di conoscerlo e viverlo. Diciamo ai nostri figli di amare il prossimo, di rispettare il diverso, di accogliere. Diciamo anche che è necessaria la costruzione ed il mantenimento accurato della pace, del dialogo, dell'ascolto. Poi, dopo tanto dire e ridire, arriva come uno schiaffo il senso nauseante della vergogna per quello che siamo riusciti a far diventare questo luogo e questo pezzo di terra, quel senso di imbarazzo spaventato di fronte al predicare bene ma praticare male, un insuccesso dopo l'altro, un fallimento che parte dal fondo del cuore e girando tutto intorno ritorna lì, perchè non ha altri angoli pietosi per andare a nascondersi. E quel prepotente ed insinuante fiato della paura, tanto opprimente quanto umanamente inevitabile. Hai voglia a dire: non dobbiamo avere paura. Ma come si può fare ad eludere il male che si muove fra le nostre vite ma rimane invisibile? Sì, da uomini liberi e fieri è quasi grave averne timore, ma onestamente come si può continuare a fingere di sfidare il terrore se decidi di fare un viaggio, di prendere un aereo, se vuoi andare ad un concerto, o semplicemente di scendere giù in una stazione di una comunissima metropolitana, o peggio ancora se vuoi mangiare una innocentissima pizza? Aggrediti dall'imprevedibile, da un delirio criminale, da un disegno che non usa la matita ma l'angoscia con un potenziale alto di nevrosi paralizzante. Ti serra la gola in un laccio, ti rende diffidente e sospettoso. Ti lascia solo il tempo di elaborare il lutto. Ecco, il lutto. Spesso è una condizione di dolore individuale, intimo, con modalità soggettive di reazioni e di tempi. A volte invece diventa una faccenda collettiva, tanti funerali che diventano uno, tanto dolore che si confonde negli stessi pianti, tante mancanze che sono un unico respiro disperato e solo, solissimo. Tanti pensieri che si incontrano e si riconoscono nella buona intenzione e nello sconvolgimento delle poche certezze rimaste. Si fa fatica a trovare il punto, sembra perso in un equivoco liquido, ustionante e criminale, uscito da un vasetto scoppiato e sparso sulla testa del mondo. Sembra un esperimento con una sola logica: stabilire il genere dei fattori dominanti utilizzando la paura della morte. Questi nostri sono giorni di passione, quella passione che nella liturgia cristiana invita a riflessioni scomode, a concedere spazi al perdono, alla remissione, al pentimento. Quella terribile storia in cui rileggiamo le scene di sangue, di brutture, di chiodi, di conversioni. Singolare e speculare immagine di quello che stiamo vivendo. Mi viene in mente mia madre, nel suo personalissimo percorso di vita non le è stato risparmiato nessun dolore, neppure il più feroce eppure, con un dignitosissimo approccio alla rassegnazione, mi diceva spesso: 'sia fatta la volontà di Dio'. Ed oggi, giorno cristiano denso di significati e di riconciliazione con la vita, con la speranza, il mistero, viene quasi impossibile non chiedersi quale e cosa sia veramente la volontà di Dio, ma soprattutto dove vuole arrivare quella ancora più inquietante degli uomini. Un abbraccio.
edizione digitale
Il Mattino di foggia