IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
10.01.2016 - 10:20
Questa insofferente lesione dell'anima da qualche parte ci dovrà portare. Ci dovrà parcheggiare come frigoriferi dismessi e col motore arrugginito in qualche discarica abusiva, oppure ci grazierà da nuovi precipizi improvvisi e ci distenderà su un centimetro di leggerezza pulita. Sarà un viaggio lungo, non gratuito, non ci sarà garantito un paracolpi per la strada sconnessa, non canteremo le canzoni delle gite nel pullman della domenica. Non sapremo quanti siamo nè quando partiremo, ci affideremo alla sorte. Saremo asciugati dalle piogge torrenziali che hanno scavato tracce carsiche nel petto, avremo un riparo per le mani secche, ci sarà una cura che avevamo aspettato, anche se forse sarà fugace come uno starnuto. La compostezza di un'attesa lunga dovrà sembrare abbandonata, se vogliamo soccorsi immediati, la possibilità di sentirsi pedinati da altri terremoti dovremo rinviarla alla terra, noi avremo solo bisogno di aria. Aria libera e piena di particelle di silenzi, aria piena di buone sensazioni possibili. Ci dovrà portare da qualche parte, questa destinazione che abbiamo scelto, o questa destinazione che ha scelto noi. Ci arriveremo, a quel momento in cui vedere le cose non sarà solo un tentativo doloroso per capire, ma finalmente un'accoglienza responsabile delle verità anche scomode, a beneficio della nostra storia e della nostra vita. Ci dovrà portare la ragione, o la passione, ci spingerà la stanchezza e il bisogno di cambiamento. Ci incontreremo, quelli che si sono chiamati con la parola o solo con il bisogno, quelli che hanno preso per mano la desolazione e l'hanno adottata, quelli che hanno protetto la nudità del vuoto e della paura, quelli che si sono curati da soli per abitudine e per timidezza, quelli che incapaci di fingere ancora si sono arresi al danno. Staremo lì, da qualche parte, senza nessun appuntamento rigido, ci riconosceremo. I sopravvissuti del tempo povero, disarmato, illuminato solo dalla pacata bellezza di uno sguardo umido di tenerezza.
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