Mio padre, mia madre, mio nonno e tutti i miei zii sono stati insegnanti. Lo sono stati quando la scuola era considerata luogo 'serio' di apprendimento e di crescita, quando i metodi educativi erano discutibili e rigidi, quando gli stessi insegnanti, in quanto a formazione pedagogica, erano forse molto 'didattici' ma poco accoglienti. Sta di fatto che, proprio per queste ragioni, a casa mia era un doposcuola continuo e anche all'ora di cena, io e i miei fratelli eravamo sempre iscritti, non volontariamente, a corsi serali indigesti di matematica o di grammatica. Ho imparato, per educazione e poi per convinzione, a stare seduta in maniera composta a tavola, ad essere gentile, a leggere tanto, ad amare la scrittura, ad essere attenta e ad avere rispetto del mio prossimo. Rispetto. È curioso come di un termine usato spesso e diventato familiare si perda la vera impronta e il vero significato, l'uso frequente fa dimenticare l'importanza e la pronuncia diventa automatica e superficiale. Rispetto, dal latino respectus: ri-guardarsi, guardarsi dietro. Quindi il primo atto di cura e di attenzione, prima ancora che agli altri, lo dobbiamo a noi stessi, guardarsi vuol dire dedicare alla propria persona protezione, sorveglianza, affetto. Quanti di noi hanno tempo e consapevolezza per la cura di noi stessi? La vita ci regala persone da amare, ore per ascoltare, mani da tenere, spalle da stringere. Lo facciamo, ma siamo sempre più frettolosi, più infreddoliti, più impauriti; come se il dare di sé fosse un prestito a tempo, come se espandersi fosse solo perdersi, come se l'aprirsi fosse una brutta imperfezione da coprire. Rispettare se stessi è anche sentirsi liberi di manifestare, di incavolarsi, di non tradirsi, di parlare con il punto di vista del cuore, di fare pace con le disgrazie dell'anima, di non farci troppo male con i pensieri. Io sono certa che, sicuramente non sempre, potremmo avere un ritorno rotondo e appagante, consolidato e nutriente. E penso anche che dovremmo imparare a chiedere di amarci, di ringraziarci, di 'guardarci', per stare meglio e per guarire più in fretta da ogni malattia e da qualsiasi mancanza. Se si è abbastanza 'pieni' si può guardare il mondo con sufficiente maturità e benevolenza, ci si può concedere tempo per gli altri, e il 'guardarsi dietro' si commuta in guardarsi avanti, e intorno. Avere cura di noi è avere cura dei luoghi in cui viviamo, degli alberi, del grano, delle nostre domande. E il nostro io lo abitueremo a non essere prepotente o distratto, ma libero e unico, antico e contemporaneo, integro e solenne.
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Mariantonietta Ippolito
Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.