In ognuno di noi trova uno spazio un qualche squarcio di follia. Quanti di noi, con una punta di compiacimento, hanno almeno una volta detto "si, sono un po' pazzo", oppure ce l'hanno detto, che eravamo pazzi o che lo stavamo diventando, o che ci stavamo comportando da pazzi. Certo è che tutti, proprio tutti, abbiamo detto "mi sento impazzire". Un sentire così acuto e doloroso è tipico di un momento insopportabile, di una percezione forte di impotenza, di una situazione emotiva estrema in cui si è incapaci di trovare soluzioni o rimedi. La sensazione è di avere un grumo denso e pesante nella testa, di avere la febbre nel cervello, di non riuscire a comunicare appieno l'angoscia e che nessuno, nessuno, possa trovare per te consolazione. Noi, che siamo infinito nella nostra potenza immaginifica, troviamo casa in una ragnatela fitta e senza aria. Credo che sia la condizione perfetta per convincerti che sei inghiottito dalla densità dei tuoi problemi, dalle tue paure, dalle discese senza paraurti, forse da te stesso. Da quella parte di te oscura e nemica con la quale non dialoghi spesso perché la senti minacciosa e perché senti che nella tua intimità più profonda c'è un luogo profanato da un grande male ed un inguaribile dolore. Non sono un medico, non faccio valutazioni cliniche, interpreto sensazioni che credo siano appartenute a tutti, racconto un comune disegno interiore impresso su carta vetrata, su un acido invasivo, su un distacco dalla normalità dei giorni col sole e un attaccamento alla tecnica dell'isolamento al buio. Trovare un niente per perdersi, per ammalarsi, per bruciarsi i bravi pensieri e darsi all'invisibilità per potersi raccogliere e ritrovare. Tutte le nostre azioni, o ragioni, hanno origini profonde, letture difficili, ci sono sincerità forti di noi che parlano col silenzio, ci sono intrugli che bussano tanto da svegliare i vicini, non c'è niente di scontato, ci sono voci interiori che danno indicazioni scorrette, idee pericolose, impulsi torbidi. Non ammetterlo è voler sembrare bambini buoni per non dispiacere mamma e papà e non scombinare troppo le rette precise che abbiamo tracciato per noi stessi. In fondo gli uomini, nella loro affascinante dicotomia fra l'essere folli e l'apparire saggi, cercano solo una cosa: stare bene, o stare meglio. E forse è proprio questa continua, umana aspettativa ad impedirci, troppo spesso, di poterlo esserlo.
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Mariantonietta Ippolito
Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.