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Covid, il grasso che uccide

In generale, i report relativi al COVID-19 indicano una mortalità notevolmente bassa tra i pazienti di età inferiore ai 50 anni. In questi pazienti l'obesità aumenta il rischio di mortalità? Che cosa suggerisce la letteratura scientifica?

Covid, il grasso che uccide

In generale, i report relativi al COVID-19 indicano una mortalità notevolmente bassa tra i pazienti di età inferiore ai 50 anni; tuttavia, in Italia la percentuale di popolazione sovrappeso “cresce all’aumentare dell’età e, in particolare, il sovrappeso passa dal 14% della fascia di età 18-24 anni al 46% tra i 65-74 anni, mentre l’obesità passa, dal 2,3% al 15,3% per le stesse fasce di età. Inoltre, la condizione di eccesso ponderale è più diffusa tra gli uomini rispetto alle donne (sovrappeso: 44% vs 27,3%; obesità: 10,8% vs 9%)”* L'effetto protettivo della giovinezza nei confronti del COVID-19  è influenzato negativamente dall'obesità? 

Alcuni ricercatori statunitensi hanno utilizzato il registro delle malattie cardiovascolari COVID-19 dell'American Heart Association per esaminare l'effetto dell'obesità in diversi gruppi di età sulla mortalità, sulla necessità  di ventilazione meccanica o su entrambe. [1] Il gruppo di riferimento di base è stato specificato come peso corporeo ideale definito dall'Organizzazione mondiale della sanità (indice di massa corporea [IMC] 18,5–24,9 kg/m2).Tra 7.606 pazienti, la morte in ospedale si è verificata in 1.302 soggetti (17,1%) e il ricorso alla ventilazione meccanica in 1.602 (21,1%).  La probabilità di entrambi gli eventi è aumentata con l’Indice di Massa Corporea per l'obesità di classe I (IMC = 30,0-34,9; odds ratio aggiustato = 1,3), classe II (IMC = 35,0-39,9; odds ratio aggiustato = 1,6) e classe III (IMC ≥40,0; odds ratio aggiustato = 1,8). 

La più forte associazione tra l’Indice di Massa Corporea e la morte o la ventilazione meccanica è stata osservata nei soggetti di età inferiore o uguale ai 50 anni. L'obesità allo stadio III era associata a un rischio eccessivo di morte in ospedale nei cinquantenni o in quelli più giovani (rapporto tra il tasso di rischio di morte = 1,4), ma non in quelli di età superiore ai 50 anni. I tassi di mortalità grezzi erano: 3,3% (Classe I); 5,0% (Classe II) e 8,3% (Classe III) nei pazienti di età ≤ 50. Questo studio conferma che l'obesità conferisce un rischio eccessivo di ospedalizzazione, di ventilazione meccanica e di mortalità da COVID-19 e mostra, per la prima volta, che gli effetti negativi dell'obesità sugli esiti di COVID-19 possono essere limitati alle persone sotto i 50 anni (piuttosto che aggravare tali rischi nelle persone anziane). Le ragioni sono probabilmente multifattoriali, comprese la presenza di comorbilità come il diabete mellito, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari, ritardi nella ricerca di cure e persino la possibilità che gli adipociti fungano da serbatoi virali.  Questi risultati dovrebbero servire non solo come un campanello d'allarme per i pazienti obesi più giovani, ma anche come guida per l'assegnazione dei vaccini ai gruppi ad alto rischio.


Note 

* Obesità. Dati epidemiologici. Epicentro. L'epidemiologia per la sanità pubblica. Istituto Superiore di Sanità. (Disponibile all’indirizzo: www.epicentro.iss.it) 


Bibliografia.

1 . Hendren NS, de Lemos JA, Ayers C, Das SR, Rao A, Carter S, Rosenblatt A, Walchok JG, Omar W, Khera R, Hegde AA, Drazner MH, Neeland IJ, Grodin JL. Association of Body Mass Index and Age With Morbidity and Mortality in Patients Hospitalized With COVID-19: Results From the American Heart Association COVID-19 Cardiovascular Disease Registry. Circulation. 2020 Nov 17. doi: 10.1161/CIRCULATIONAHA.120.051936. 

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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