IL MATTINO
forever
17.02.2019 - 10:14
Sebbene il consumo di acidi grassi polinsaturi omega-3 a lunga catena (PUFA) abbia effetti fisiologici favorevoli (ad es. sulla funzione endoteliale), fino a non molto tempo fa la relazione tra omega-3 plasmatici e un invecchiamento sano non era nota.
In uno studio prospettico di coorte, pubblicato di recente sul British Medical Journal, i ricercatori hanno determinato l'associazione longitudinale tra le misure seriali, totali ed individuali, degli acidi grassi polinsaturi plasmatici (cioè, l’acido eicosapentenoico, docosapentenoico e docosaesaenoico), e dell'acido α-linolenico con l'invecchiamento sano [1-2]. Per lo studio sono stati reclutati 2.622 anziani (l’età media era di 74 anni) con un invecchiamento sano al basale. L'invecchiamento sano è stato definito come l’assenza di malattie cardiovascolari, cancro, malattie polmonari, grave malattia renale cronica e deficit cognitivi e fisici. I livelli plasmatici di omega-3 sono stati misurati tre volte durante il periodo di studio (1992-2015) ed i partecipanti sono stati classificati in quintili sulla base delle loro concentrazioni plasmatiche di omega-3. Durante lo studio, l'89% dei partecipanti ha sperimentato un invecchiamento non buono. In un'analisi che è stata adattata per diverse variabili, il rischio di invecchiamento non sano era del 18% inferiore nei partecipanti al quintile di omega-3 più alto rispetto a quelli del quintile omega-3 più basso. È stata osservata anche una significativa tendenza dose-risposta. Valutati individualmente, l'assunzione più elevata di acido eicosapentaenoico e docosapentaenoico (ma non di acido docosaesaenoico o acido α-linolenico) era associata a un rischio inferiore di invecchiamento non in salute. Livelli plasmatici più elevati di omega-3, in particolare acido eicosapentaenoico e acido docosapentaenoico erano associati a una maggiore probabilità di invecchiamento in buona salute.
Questo studio è unico nel suo genere, in quanto sono stati misurati i livelli plasmatici dei soggetti, non le loro storie di assunzione dietetiche indagate attraverso questionari sulle frequenze alimentari. Tuttavia, data la progettazione dello studio, non è stato possibile stabilire un’associazione causale, inoltre è plausibile la presenza di un confondimento residuo ed i risultati potrebbero non essere generalizzabili ai più giovani. Anche con tutti questi limiti, i risultati di questo studio sono importanti e supportano la raccomandazione per una maggiore assunzione di omega-3.
Bibliografia
1 . Lai HTM et al. Serial circulating omega 3 polyunsaturated fatty acids and healthy ageing among older adults in the Cardiovascular Health Study: Prospective cohort study. BMJ 2018 Oct 17; 363:k4067. (https://doi.org/10.1136/bmj.k4067)
2 . Zhu Y et al. Omega 3 polyunsaturated fatty acids and healthy ageing: Fresh evidence provides clues to healthier, not just longer lives. BMJ 2018 Oct 17; 363:k4263. (https://doi.org/10.1136/bmj.k4263)
edizione digitale
Il Mattino di foggia