IL MATTINO
Controverso
28.08.2016 - 12:28
Non sa e non vuole nascondere le sue lacrime, le mani sporche, il viso rigato e scavato dalla fatica, gli occhi che si illuminano per una gioia, le dita che si sfiorano, i cani che annusano, i detriti macchiati di sangue, le foto di famiglia accartocciate, il silenzio della notte alla luce delle fotoelettriche, il sole che riflette sull'acciaio di una pentola, le sirene che urlano, poi tacciono, i capelli impolverati, le gambe rotte ma non spezzate, il brivido della morte, la felicità del respiro che annusa il sapore della vita. È l'Italia bella, incollata ad un numero di telefono per donare quel così poco - in una sorta di senso collettivo di colpa - che quasi fa vergognare ma che, si sa, si moltiplicherà per così tante volte da diventare quasi importante, esterrefatta quando legge quel "grazie" a fronte di un gesto così piccolo. E' l'Italia bella che sblocca il Wi-Fi, che su Twitter fa rimbalzare solo notizie utili, di immediata efficacia, che si mette in fila per donare il sangue, che raccoglie senza sosta tutto quello che può servire, che vive il suo lutto lavorando, faticando. Poi si penserà a come ricaricare le batterie. E scava, scava, fa emergere corpi dagli abissi di pietra, cadaveri, ma restituisce la luce e l'aria a chi nasce per la seconda volta, monta tende, prepara pasti, stende lenzuola e coperte, strombetta ridicola - macché ridicola, immensa! - per strappare un sorriso ai bambini, cucina solo amatriciana, per sentirsi più vicina e poi è dannatamente buona, seconda solo alla pizza.
È l'Italia bella, quella che mentre prende appunti e la terra trema, troppe volte ancora, non smette di scrivere mentre dice "eccolo". Il terremoto. È l'Italia bella delle immagini dall'alto, di quel senso amaro di impotenza che la rende potente, unica quando c'è da stare in trincea, delle barelle che non si fermano, dei ricordi ancora così vivi che hanno costruito quell'esperienza essenziale per non sbagliare, per arrivare in tempo, che chiede perdono se non è riuscita a salvare la piccola Giulia, che ieri, al compleanno di Giorgia, sua sorella, - scelta ancora una volta dalla vita, le porta un regalo, che vuol portare i tortellini ai soccorritori, che vuol preparare il caffè, il nostro vero buongiorno. È l'Italia bella, quella delle nostre colline, dei paeselli arroccati, della gente più vera, del vicino di casa con cui ti dai del tu, dei sindaci che conoscono uno ad uno i loro concittadini e, forse, non hanno bisogno di liste. È l'Italia bella delle polemiche accennate, si' ma sotto voce, arginate, rigettate non dai buonisti per caso ma dall'urgenza del fare, poi avremo tutto il tempo per scannarci come siamo sempre più spesso soliti fare, delle parole di conforto - nel più vivo sconforto personale -, fatemelo dire, del Governo, del Presidente della Repubblica (ora, per lo Stato inizierà il lavoro duro, mantenere quella promessa "non vi lasciamo soli, ricostruiremo"), del cane sul letto che non lascia solo il suo padrone, di quel quattro zampe che resta al fianco della bara del suo umano, di quel signore che aspetta che i guaiti della sua cagnetta smettano presto perché potrà stringerla a se e ricominciare a passeggiare insieme. È l'Italia bella, che mette a disposizione alberghi, case, incassi, cachet... tutto! Che raccoglie braccia, di qualunque colore. Sono braccia che aiutano. Sono abbracci di vita. Piange, con pudore. Si fa coraggio. Troppe file di bare. È l'Italia bella, anche nel suo ennesimo lutto. Grazie, Italia bella.
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