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Il silenzio della corruzione

Tra le aree di rischio aggiunte c'è il riferimento ai Lavori Pubblici, beh Foggia è proprio la prima con un valore di rischio altissimo: 8,25. Sotto osservazione, però, ci sono anche le partecipate con un valore del rischio del 6,67%.

Il silenzio della corruzione

Cos'è la corruzione? Uno scambio fra almeno tre soggetti: il corrotto, il corruttore e la collettività che risente, o paga, il prezzo del "rapporto illecito". Quanto è visibile la corruzione? Poco, davvero poco! Come cambia la corruzione? Ce lo possono dire le indagini della magistratura. Mose, Expo, Mafia Capitale. Come ha scritto Nando Dalla Chiesa "la vera forza della mafia sta fuori dalla mafia, la presenza straripante del fenomeno mafioso nella società italiana nasce solo da un'abdicazione collettiva e capillare alle proprie responsabilità". Come dire ... la corruzione è l'autostrada che la mafia trova a sua disposizione per aggredire gli appalti, per sfruttare le false perizie, per "aggiustare" le sentenze e ottenere le omissioni più utili. Quante sono le segnalazioni che giungono ogni giorno all'Autorita' Nazionale Anticorruzione? Dovrebbe dircelo il dott. Cantone ma, sembra, davvero tante. L'Italia - Corruption Perception Index - e' al 69esimo posto nei Paesi dell'area UE mentre il 97% dei cittadini intervistati nel 2014 sostiene che in Italia c'è il problema corruzione. 

Ed il sistema anticorruzione nella P.A., la legge cosiddetta Severino, come sta funzionando? I Piani Triennali di Prevenzione e Corruzione dei Comuni, finora, sono stati utili? Se ne è occupato, con una ricerca "Sistema Susio", pubblicata su "Qualitapa". Sono stati analizzati i piani dei capoluoghi di provincia, 118 quindi, e la prima osservazione, che sorpresa non è, e che al Sud si registra la percentuale più alta di Piani non aggiornati (il 22% contro il 12,8% del Nord). Continuando per titoli. Le aree di rischio indicate nei Piani coincidono con quelle previste dal Piano Nazionale Anticorruzione? Non proprio. Solo per il 62% dei Comuni. E se, ad esempio, tra quelle aggiunte c'è il riferimento ai Lavori Pubblici, beh a Foggia è proprio la prima con un valore di rischio altissimo, 8,25. Sotto osservazione, però, ci sono anche le partecipate con un valore del rischio del 6,67%. 

Spulciando tra i dati ci si imbatte anche in qualcosa di inaspettato. A Grosseto, addirittura si è fatto riferimento alla pericolosità di "infiltrazioni mafiose", Grosseto eh! Altro dato da tenere in considerazione è che nemmeno 1 Piano su 3 coinvolge l'utenza sui temi della prevenzione della corruzione. Solo il 30% degli Enti ha organizzato le Giornate della Trasparenza. Per "aggiustare" questa sorta di "differenziale etico" che ci condanna ad essere il Paese della corruzione, forse potrebbe essere il primo passo.

Detta così, anche la redazione del Piano Triennale di Prevenzione e Corruzione pare una sorta di esercizio amministrativo. La logica, invece, prevista per legge ed ancor di più indispensabile dalle nostre parti, dovrebbe portare i cittadini ad una sorta di progettazione partecipata del Piano. Quanti  hanno letto il Piano del Comune di Foggia? Quanti sanno, ad esempio, che guardando i primi 15 processi indicati sarebbe come leggere le pagine dei giornali degli ultimi 15 giorni. Mercati fissi ed ambulanti dice qualcosa? Gestione delle questioni giudiziarie? I controlli generali sul traffico? 

In una città come la nostra dove di criminalità ne parliamo perché ci sono le bombe e le ammazzatine (disturbando Montalbano), forse dovremmo preoccuparci un po' di più della parte silenziosa del malaffare. Una bomba, un colpo di pistola esplodono, una bustarella, una tangente non fanno rumore. Un passaggio di "carte" che fa male alla comunità, che sfiducia l'imprenditoria sana, che calpesta il sistema della concorrenza leale. È la percezione stessa della presenza di un sistema corrotto e corruttibile che scoraggia gli investimenti, "distorce la competizione democratica a vantaggio dei corrotti, rallenta il ricambio della classe dirigente" (Atlante della corruzione, 2012).

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Daniela Eronia

Daniela Eronia

Di me hanno detto che sono stata una giornalista molto scomoda, poi un'imprenditrice troppo intraprendente. È così: quando una donna si dedica con passione alla città che ama, per renderla migliore, finisce con il creare inquietudini. Per aggiungerne qualcuna in più, torno a scrivere, nel solito mondo. A volte sarà irriverente, altre dissacrante. Sicuramente "controverso". Comunque, se vi fa piacere deciderete voi.

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