IL MATTINO
IL PIANETA VEGA
28.02.2016 - 09:19
Carnivori, vegetariani e vegani: nel 2016 ci sono i Guelfi e i Ghibellini del cibo, e tra i Guelfi pure i bianchi e i neri.
Il Rapporto Italia 2016 pubblicato da Eurispes riporta anche quest'anno un incremento del numero di vegetariani e vegani, che costituiscono l'8% della popolazione italica pari a circa 5 milioni di persone. Un bel numero, non c'è che dire, se ripenso a quando iniziai a muovere i primi passi in questo mondo, a quando il tofu si trovava solo nell'unico negozio equo e solidale di Foggia che dopo pochi anni chiuse, e sapeva di cartone perché non c'era esperienza sul come cucinarlo. Che poi, insaporirlo non è mica così difficile. Oggi dire "sono vegano" scatena ancora polemiche o domande più o meno insensate, ma allora - si era sul finire degli anni '90 del millennio scorso - significava veramente farsi guardare come un portatore sano di diversità, di una diversità che poteva essere contagiosa, che poiché era sovversiva andava rispedita al mittente, magari ignorata. Oggi rifiutare un dolcetto durante una festa di compleanno in ufficio perché contiene uova è lecito, allora era semplicemente fuori da ogni logica, era un suicidio sociale. Va bene, coloriamo un po' i toni, ma mica tanto, eh. In fondo il cibo è un potente collante sociale, non a caso per dire a qualcuno che non lo si conosce bene, che non c'è confidenza, si dice: "abbiamo mai mangiato insieme?" (con le varianti regionali; in Umbria si aggiungono pasta e fagioli, al nord la polenta). Prova ne è che se non si mangia uguale, nascono fazioni e partiti. Nel 2016 ci sono i Guelfi e i Ghibellini del cibo, e tra i Guelfi pure i bianchi e i neri. Nei primi anni della mia esperienza questa cosa accadeva un po' meno, forse perché l'epidemia veg era ancora sotto controllo. Oggi è più simile a una pandemia, che si combatte a suon di confronti a volte accesi - alcune recenti puntate di Porta a Porta ne sono testimonianza - e di reciproche critiche volte a smontare le convinzioni dei Guelfi o dei Ghibellini di turno.
Onestamente non ho mai capito cosa ci sia da discutere. Mi spiego: se uno mangia carne non vuol sentirsi dire di non doverlo fare. Ecco, se ci fosse nel mondo un po' di vera tolleranza, non quella sbandierata a parole, il carnivoro o onnivoro che dir si voglia dovrebbe semplicemente capire che chi gli dice di non farlo non sta facendo altro che portare avanti una idea in cui crede. Probabilmente questa semplice consapevolezza basterebbe a ridurre del 50% gli scontri e le discussioni. D'altra parte il vegano...beh, su questo punto, lo ammetto, lo avrete capito, sono un po' di parte. Prima ero molto più comprensiva, oggi ho qualche remora a capire come, in tempi di superinformazione, non si comprenda che le bistecche non crescono sugli alberi o in serra ma provengono da un percorso costellato di dolore, sofferenza e morte. E poi anche noi ci riteniamo onnivori: mangiamo tutto quello che si può mangiare (carne e pesce non rientrano, ovviamente, in tale categoria). In ogni caso non approvo quei vegani che hanno trasformato tutto in una ideologia violenta che metterebbe a morte chi non la pensa come loro. Insomma, qui tutti dovremmo collaborare per cambiare in meglio la vita nostra e di chi ci sta intorno, persone o animali che siano, e del pianeta tutto. L'etica non dovrebbe essere più un optional nelle nostre vite, visti i guai che il suo abbandono ha portato, in tanti ambiti. La vera rivoluzione, quindi, non deve essere alimentare: piuttosto deve avvenire a livello di usi, costumi, scelte quotidiane. Il resto è solo una conseguenza.
edizione digitale
I più letti
Il Mattino di foggia