IL MATTINO
LUPO ALBERTO
12.11.2012 - 14:30
Una manifestazione giovanile a Milano negli anni Settanta
n questi ultimi mesi, in tempi di piena crisi, spesso si è confrontato questo periodo con quello dei primi anni 70, ricordato da tutti come gli anni dell’austerity.
Il periodo che andò dal 1973 al 1974 e che costrinse gli Italiani a stringere la cinghia dei pantaloni, aveva motivazioni precise legate al petrolio: l’aumento dei costi del greggio derivante dalla chiusura del Canale di Suez e l’embargo a danno dei paesi europei, rei di essere alleati degli Israeliani, ovviamente determinato dai paesi mediorientali. In quei giorni nacque una nuova coscienza, si cominciò a pensare a fonti energetiche alternative, si vietò la circolazione delle auto durante i giorni festivi, i locali furono costretti a spegnere le proprie insegne luminose entro un certo orario e finanche le trasmissioni televisive, allora affidate solo alla Rai, si stabilì che non terminassero oltre le 23. Anche allora si ebbe un fulmine a ciel sereno che seguiva gli anni del boom, della ripresa dell’economia, del benessere che un po’ alla volta faceva capolino nelle famiglie italiane.
Ma quella austerity era affidata a padri di famiglia che, anche se non avevano vissuto direttamente le ansie della guerra, avevano conosciuto gli anni Cinquanta, quelli della miseria, della ricostruzione, delle privazioni e, in alcuni casi, quelli della vera fame.
Questi uomini seppero guidare le proprie famiglie, i propri bambini attraverso questa improvvisa recessione con serenità, minimizzando i disagi e cogliendo le opportunità di risparmio che certe diposizioni imponevano.
Oggi, una crisi più strutturata, più lunga, più oscura giunge negli anni dell’I-phone, dei vestiti griffati, delle vacanze estive ad ogni costo ma soprattutto coinvolge due generazioni impreparate perché i padri di famiglia di oggi sono quei bambini del 1973 che la domenica scorrazzavano tranquilli con i pattini o le biciclette seguiti dal sorriso dei propri genitori, quel sorriso rassicurante di chi sa di avere le spalle larghe.
La società di oggi, quella del consumismo e della mancanza di valori, quella senza un credo politico e senza nemmeno uno religioso, ha vissuto per anni oltre le proprie possibilità dando una grande sicurezza alle ultime generazioni, sicurezza che si scioglierà come neve al sole, non appena i padri saranno costretti a dire quello che difficilmente hanno saputo dire e cioè un “no”. Sapranno i figli sopravvivere dopo un così brusco risveglio? Quali sono le conseguenze determinate non da un passo ma da dieci all’indietro?
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