IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
04.08.2013 - 11:47
Pensavamo al 2000 come al millennio della grande svolta, della “new age”, della consapevolezza matura, del ciclo nuovo di peace and love. Ce lo dicevano anche gli astrologi (…) che andavamo incontro al verso buono, ad una umanità rigenerata che avrebbe spostato l’attenzione, incredibile, anche sull’anima. Tutte balle. La quota della tolleranza ha parabole sempre più basse e la cifra dell’aggressività è in ascesa costante. ”Io offendo, attacco”, quindi sono. Io alzo la voce, incattivisco gli occhi, non lascio parlare, non ascolto, quindi io ho ragione. Viene addosso un senso immane di disperante solitudine, di incomunicabilità, di precipizio della speranza, di brivido freddo che sopraggiunge dopo una febbre e ti lascia un umido sgradevole sulla pelle. Io a volte penso che noi umani, in fondo al nostro cuore, in fondo ai nostri più nascosti e privati pensieri, non abbiamo così tanto paura della Morte, ma della stessa Vita. La Morte non la puoi scansare, non la puoi eludere e neppure astutamente imbrogliare: la Morte ci tocca, con una certezza pari a nessun’altra, come un rapimento inevitabile, come un inverno freddo, come un amore dannato al quale non hai saputo sottrarti, come un destino predestinato. Nella Vita, invece, devi indossare elmetti protettivi e devi scendere a patti con i leoni, con le voragini inaspettate, con il dolore, con le mani che si spezzano dopo aver pregato, con le tue schegge di pelle dopo una deflagrazione imprevista, con i tuoi demoni quotidiani, che sono più cattivi qui, che dall’altra parte. Quanto è difficile amare in modalità sana, respirare senza singhiozzi, avere fluidità nei pensieri; quanta fatica a non cacciare urli da belve dal petto, a non abbracciare il primo che passa solo per dirgli: amico, fratello, io sono qui, guardami, non siamo soli, non sono solo, facciamoci compagnia. Se solo fossimo più capaci di abbandonarci al nostro piccolo bambino “dentro”, la custodia della tenerezza si allargherebbe come una giornata al sole, come la beatitudine di un volo di rondine verso il nido, come una poesia che hai imparato all’asilo per Natale. Non c’è molta gioia, nei nostri giorni, e il Duemila è passato da un pezzo. Continuano gli insulti al cuore, allo stomaco, continuano le infelicità, aumenta il senso del disorientamento e della appartenenza relativa a questo mondo rotondo si, ma storto. Padri annientati da dolori distruttivi che uccidono figli, figli che uccidono madri, uomini che uccidono donne; noi tutti che, davvero, nell’insopportabilità del dolore, siamo sempre meno figli di questa misteriosa e inquietante pancia che si chiama Vita.
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