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I pensieri dell'Altrove

Càpita anche a voi di farvi prendere per mano dall'Autunno?

Càpita anche a voi di farvi prendere per mano dall'Autunno?

Le stagioni si infilano una dentro l'altra. Scivolano addosso al tempo, si addensano fra i colori dei cieli, smuovono l'aria. Un meccanismo rodato e prevedibile che si aspetta, si attraversa e che avvolge anche i nostri umori. Quando la stagione prende una forma stabile il nostro adattamento non è solo tecnico, legato agli indumenti o al cibo, ma anche percettivo, emotivo, fisico. Ogni nuova stagione prevede abitudini di riferimento, ogni stagione porta ricordi intrecciati a quella simile già passata. Nei giorni sempre uguali ci mettiamo i nostri segreti tutti diversi, con la certezza irremovibile che le stagioni ed il tempo che abbiamo davanti non saranno certamente più quelli che abbiamo appoggiato sulle spalle. L'autunno è la mia stagione d'elezione. La trovo accogliente, morbida, crepuscolare e nostalgica. Una forma delicata di riparazione dei nostri tempi interiori, dopo il frastuono estivo e la dispersione di attenzione. Un momento di raccoglimento dolce, di rientro, di connessioni più lucide. Mi piace l'odore della terra umida, le castagne e l'uva mi fanno ricordare di Venosa e di mia madre, certi cieli sanguigni al tramonto mi fanno venire voglia di fare domande scomode a Dio. La pioggia non è più solo un elemento  perturbante ma fa parte di un corredo naturale di questi giorni, gli alberi si riposano, tutto appare in quiescenza biologica ma in sostanza è fortemente conservativa. Il ciclo del Tempo, così incontrastabile ed immutabile, così severo, ogni tanto offre cofanetti di velluto dove riporre qualche malinconica riflessione, senza spigoli pericolosi, senza congestioni insopportabili, ma arrotondate da una indulgenza che viene dalla esperienza e da tutto quello che abbiamo conosciuto e che ci ha fatto male. Una sorta di intimo ascolto del dispiacere e non del dolore, un abbraccio al cuore, ma senza stimolarlo troppo in coinvolgimenti impegnativi, un racconto della mitezza e non dell'inquietudine, un ulteriore tentativo di convivenza pacifica con il mondo lasciando tracce di veloce appartenenza. Una ricerca sentimentale nelle distanze e non nei distacchi. Perché tanto le paure stanno sempre lì, le infelicità pure. Ma poiché il tempo passa e tutto cambia, tranne la fatica di vivere, questa stagione di mezzo prova a ricordarcelo, che siamo messi uguali. E tenta di ricordarcelo con delicatezza, accompagnandoci confidenzialmente verso il freddo livido e il buio lungo. Lo fa soprattutto in alcune nebbie serali, quando il troppo pensare si fa spavento e disagio, perché, non so se a voi è mai successo, ma a me qualche volta è arrivata calda e protettiva la sensazione di sentirmi prendere la mano.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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