IL MATTINO
AntichiRitorni
06.09.2015 - 02:01
Secondo una leggenda, riportata dal poeta greco d’età ellenistica Callimaco, Tiresia, figlio della ninfa Cariclò, osservò per sbaglio la dea Atena mentre si bagnava in una fonte con sua madre; tale sacrilegio non poteva che essere punito con la cecità ma la dea, mossa a pietà, decise di ‘risarcire’ il giovinetto con un altro tipo di vista: la veggenza per l’appunto.
È la figura di indovino più famosa del mondo antico, tanto che quando si pensa all’arte della veggenza per antonomasia si pensa a Tiresia. Lo incontriamo per la prima volta nel libro XI dell’Odissea, quando predice a Ulisse (sceso negli Inferi) il suo ritorno in patria; lo ritroviamo successivamente nella saga di Edipo e dei Sette contro Tebe, in cui le sue ‘previsioni’ decideranno spesso le sorti della città di cui era originario: Tebe. Nonostante fosse tra gli indovini più accreditati del mondo antico, il buon Dante Alighieri lo colloca nella IV bolgia, tra i fraudolenti, costretto a camminare con la testa all’indietro, così come nella vita aveva voluto guardare troppo avanti; ovviamente non ci stupisce che il cristiano Dante, autore del Trecento, condannasse l’arte divinatoria e la veggenza. Ciò che ci interessa di questo personaggio, tuttavia, sono le notizie relative a come divenne cieco e guadagnò la ‘vista’ delle cose future. Secondo una leggenda, riportata dal poeta greco d’età ellenistica Callimaco, Tiresia, figlio della ninfa Cariclò, osservò per sbaglio la dea Atena mentre si bagnava in una fonte con sua madre; tale sacrilegio non poteva che essere punito con la cecità ma la dea, mossa a pietà, decise di ‘risarcire’ il giovinetto con un altro tipo di vista: la veggenza per l’appunto. Ci piace molto di più, però, un’altra versione del mito, riportata da Apollodoro, sulla scorta di Esiodo, e dal poeta latino Ovidio (nel III libro delle “Metamorfosi”), secondo la quale, mentre passeggiava sul monte Cillene, Tiresia assistette all’amplesso tra due serpenti di cui con un bastone uccise la femmina, per punizione fu trasformato in una donna e solo dopo sette anni, assistendo alla medesima scena e uccidendo questa volta il maschio, tornò un uomo. Il mito vuole che Zeus intavolò una disputa con la moglie Era riguardo al fatto che nell’atto sessuale godessero più le donne degli uomini: «Il piacere che provate voi donne è certamente più grande di quello che provano i maschi» sosteneva il padre degli dèi, innervosendo la consorte; così che, essendo a conoscenza della bizzarra vicenda di Tiresia, decisero di chiamarlo in veste di arbitro. Il malcapitato ebbe l’infelice idea di confermare che le donne godono molto di più - addirittura «Tiresia disse che, dividendo in dieci il piacere dell’amore, l’uomo godeva uno e la donna nove» (Apollodoro) – per questa risposta, che non piacque alla madre degli dèi (essendo stato svelato il segreto delle donne), il tebano fu punito con la cecità, ma Zeus cercò di alleviarne la pena, donandogli la capacità di prevedere il futuro. Così il nome di Tiresia fu consacrato al mito e alla letteratura. Chissà cosa ne pensano i nostri lettori e, soprattutto, le nostre lettrici…
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