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i pensieri dell'Altrove

Io, l'estate e quel mare di nudi pensieri abbronzati al sole

Ecco, io e il mare non ci piacciamo. E non ce lo nascondiamo. Così, quando mi va bene io e le mie riflessioni, sotto il sole nemico delle spiagge, ci facciamo compagnia con la stessa cautela che si usa, per esempio, quando provi un abito costosissimo in un negozio molto chic

Io, l'estate e quel mare di nudi pensieri abbronzati al sole

Se chiedi a dieci persone se amano stare al mare, otto ti diranno di si. Io mi piazzo nella minoranza strana dei restanti due.
So che è quasi una cosa irriverente e inconsueta, può addirittura apparire snob, ma ormai è condizione che ho confermato negli anni, che ho cercato di modificare, di ridicolizzare, ma il fatto che il mare non mi piaccia è restato insolente. Semmai, mi piace andarlo a trovare a novembre, o a febbraio, lo trovo meno consumato e più austero, con maggiore senso di appartenenza alla grande natura che al 'mood' delle sudate consuetudini estive. Le mie giornate di vacanza al mare hanno il valore assoluto delle grandi riflessioni, quelle rivolte all'umanità che localizzo intorno a me. Sarà il sole che ci squaglia, sarà lo stare in uno stato di immobilismo e riposo elegantemente esibito, ma il pensiero è fluido come le onde leggere oppure, a tratti, può diventare un grande magma denso e caldo ma non minaccioso. Si è sempre al limite di una insolazione, lo so, ed è per questo che ogni tanto ci si alza dalla posizione orizzontale e si pensa a come dare sfoggio delle proprie abilità natatorie o, ed è la cosa che sappiamo fare tutti, a smuovere la paralitica circolazione venosa camminando terapeuticamente sulle battute rive. Io sono una dell'entroterra, nuoto malissimo, in parallelo alla costa e solo dopo aver preso le dovute informazioni sulla presenza di meduse, squali, granchi, eventuali depuratori nelle vicinanze e avvistamenti di alghe tossiche. In particolare l'acqua per me deve essere molto calda, sennò é sicuro che mi viene ad agosto il mal di gola e la conseguente tosse da raffreddamento di mare. Poi non sopporto gli scogli, non ci so camminare. La possibilità più frequente è che mi graffi le piante dei piedi, a volte ho rischiato la slogatura delle caviglie. Ma non è che poi la sabbia mi piaccia in modo sconsiderato, anche lì devo stare attenta perché essendo io una rossa, ho il privilegio di avere il fototipo di pelle piu deficiente di tutti e quindi la sabbia che mi si attacca (per disprezzo) mi fa pure aumentare l'eritema, che non è che mi arrivi ad anni alterni, no, il mio eritema è proprio incorporato nei tubetti di crema protezione 60, che quando la metto per dieci minuti sembro malata di vitiligine ad uno stadio molto grave, tanto mi imbianca e mi sbianca. Qualche anno fa sono stata a letto quattro giorni su sette perché ho trascurato negligentemente e involontariamente le gambe, così che dopo una passeggiata sulla riva (di cui sopra), un pomeriggio con le onde un po' vivaci mi sono ritrovata dopo due ore le gambe gonfie, anzi tumefatte, ustionate e dolenti. Chiamato un medico mi fu detto che poiché avevo una bella stanza vista mare era il caso che mi sentissi privilegiata ad avere quel panorama, quindi che me lo godessi dalla poltrona della bella camera e che se proprio volevo capire che ero in vacanza al mare, avevo la generosa facoltà di uscire fuori dal balcone e respirare il balsamico iodio. Ma questo, da farsi solo al tramonto. Ecco, io e il mare non ci piacciamo. E non ce lo nascondiamo. Così, quando mi va bene io e le mie riflessioni, sotto il sole nemico delle spiagge, ci facciamo compagnia con la stessa cautela e lo stesso timore che si usa, per esempio, quando provi un abito costosissimo in un negozio molto chic e pensi, di fronte alla commessa che ti guarda severa, che la cucitura all'altezza del seno non regga elegantemente e agevolmente la scivolata facile verso il basso. Tuttavia, se i vicini d'ombrellone sono disponibili ad uno scambio umano, ed è successo molte volte, io passo alla fase successiva e per me più congeniale e trasgressiva di tutta la vacanza al mare, cioè alla conoscenza e alla reciproca opportunità di farsi il regalo della parola, del racconto, della sorpresa. Quella cioè di scoprire che dietro una faccia, un corpo magari schifosamente abbronzato (e anche omogeneamente), un paio di occhiali da sole e la schermatura oleata della pelle, trovi un incontro, e dentro, trovi la vita. Che sembra sempre tutta diversa, soprattutto sotto al sole, ma alla fine e in fondo in fondo, al di là della pelle, è sempre tutta timidamente nuda e dannatamente uguale. - Buone vacanze, buon riposo. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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