IL MATTINO
Storie&Geografie
02.11.2012 - 16:11
C’era una volta il saggio. Era l’anziano del villaggio – non il vecchio, attenzione – che ne aveva viste di tutti i colori e poteva prevedere, partendo da determinate premesse, cosa sarebbe successo. Aveva appreso, insomma, facendone esperienza, le regole dell’ingegneria sociale –che guida i rapporti tra le persone– e le leggi della natura, che consente a chi le padroneggia, semplicemente di sopravvivere. L’idea era allettante e c’è chi ha pensato di accelerare i tempi. Invece del lento accumulo di accadimenti nella memoria, si sono esplorate queste regole con un atteggiamento scientifico, inedito per l’epoca. Nascevano i professionisti, eredi degli anziani del villaggio, ai quali ci si rivolgeva per consiglio ed aiuto. Giuristi, costruttori, guaritori, speziali, ognuno con un patrimonio di conoscenze inizialmente tramandato e, infine, codificato. I professionisti non sono imprenditori, non sono funzionari pubblici, non sono privati cittadini. Sono qualcosa di completamente diverso, e sono uno dei principali sostegni della civiltà occidentale.
Ma adesso sono tutti sotto attacco.
Avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri, tutti bersagliati da riforme che vogliono trasformare gli studi in agenzie di sevizi. Ai farmacisti poi si spara a vista per strada se non si travestono da commessi di centri commerciali. Avremo modo di riparlarne. Intanto l’apparato statale da una parte e il mondo dell’impresa dall’altra hanno deciso, per motivi propri, che questa categoria è di troppo. Certo i professionisti hanno fatto di tutto per passare dalla parte del torto e per impiantare nella testa del maggior numero di persone l’idea che senza di loro le cose potrebbero andare meglio. Non è così. Chiunque voglia riflettere comprende da solo che tra il potere dello Stato e la fame di profitto degli imprenditori, i professionisti sono gli ultimi custodi di valori che non possono andare perduti. Chi di voi avrebbe il coraggio di uccidere l’anziano del villaggio? Pensiamoci.
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