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I pensieri dell'Altrove

Ogni tanto state da soli: fa bene

Ogni tanto state da soli: fa bene

Raccoglimento (opera dell'artista ligure Millo Lasio)

Ogni tanto va bene scegliere di stare da soli, capita a tutti di volere un tempo aperto e leggibile solo per noi. Io ho un luogo, un posto, uno spazio in cui, quando vado, provo a ritrovare un significato, un segno. Quando mi perdo un po' di vista, quando i collegamenti con le mie energie sono scadenti mi porto lì. Ma non mi portano le gambe o il movimento, mi porta la convinzione di un ricongiungimento. Mi portano quelle dimensioni senza nessuna certezza e nessun perimetro, mi spingono bisogni di approvvigionamenti di aria, mi sento chiamare dai pensieri più in fondo, quelli un po' dimenticati e quelli molto impegnati a farsi dimenticare. Questo luogo è mio pur non essendo mai stato mio, mi è stato regalato pur non immaginando che potesse essermi mai regalato, mi è arrivato in dote senza meriti acquisiti, ma questo luogo sa chi sono e mi riconosce, lo sento. Come un cane affezionato alla sua strada, come i Lari, gli spiriti buoni e numi tutelari protettori della famiglia, come una  nostalgia che si è fatta casa. Quando sono in questo posto Il respiro si fa bolla, come una custodia. Sento l'aria piena di risposte non sollecitate da alcuna domanda, il silenzio che rispettosamente ascolta, il tempo che diventa fisico e mi tocca con la mano della compassione, la terra diventa liquida, accogliente, e rimanda agli infiniti bisogni dell'accudimento che hanno gli uomini che non hanno paura di chiedere, ma che umanamente hanno paura della Paura. Non sono, né divento improvvisamente felice, in questo posto, ma mi viene più facile la lettura di quanto invece si possa essere infelici, addolorati o feriti. Nelle righe libere del cielo trovo tracce di malinconie dolci, antiche e familiari, sento i segnali dell'intimità nel petto, mi emoziono e mi commuovo dinanzi alle immensità circolari come quando ero bambina, l'inquietudine si quieta e forse si affievolisce, e le mie voci non possono fare lo scherzo di uscire all'improvviso da dietro una porta chiusa. Lo spazio diventa protettivo e chiaro, mi dà la certezza di esserci, di respirare, di dover continuare ancora. Cosa, non lo so con esattezza, sto perdendo l'arroganza del finto sapere della giovinezza. Ma non ho perso la convinzione che il dolore che abbiamo dentro è un luogo davvero senza misure, cresce invece di snellirsi, e come una femmina assai fertile e poco accorta continua a concepire e partorire stirpi. Il dolore, la stanchezza, la mancanza producono figli dalle brutte facce, a volte sono indesiderati e crudeli, a volte addirittura non accettati, ma alla fine, come tutte le madri, li annusi e li riconosci sempre. E loro sanno, con assoluta precisione biologica, riconoscere te. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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