Cerca

I pensieri dell'Altrove

Vi ricordate della Befana?

Riesce a conservare una luce ed una grazia speciale, che sa di infanzia e di vecchiaia che si guardano il cuore, di caramelle e di nostalgie, di fumo e di notti protette dalla cenere calda. Di tempo che si consuma.

Vi ricordate della Befana?

I calzini erano lunghi, di lana grossa, quasi sempre di colore grigio scuro. L'architettura del camino non prevedeva ganci di supporti, così che questi calzini venivano attaccati provvisoriamente con delle pinze da biancheria. Erano quattro, appesi e rigonfi come dei salami, erano un'attesa dell'anima piena di energie calde, erano la fantasia, i desideri, il mistero. Il premio aspettato un anno, o la sanzione silenziosa trasformata in pezzi di carbone. Il freddo di primo mattino si scaldava di luci che si chiamavano sorprese, di piccole gioie scoperte dagli occhi assonnati, di una favola che entrava e usciva da una canna fumaria di un camino. La  sola nota disturbante era che con sempre più cognizione mi avvicinavo al sospetto che la calligrafia della Befana fosse sempre più simile a quella di mio padre e che le letterine che le spedivamo in sostanza non andavano mai oltre il bordo del camino di casa mia. L'anno in cui ne ebbi quasi certezza fu l'anno in cui anche per mia madre c'era un bigliettino scritto con la stessa calligrafia, e vicino un pacchettino che conteneva una spilla di perle. Sapevo che mia madre aveva parlato di una spilla di perle con mio padre e sapevo anche, a quel punto, che le era stata regalata dalla befana travestita da mio padre o lui stesso travestito da quella befana con la stessa calligrafia di mio padre. O viceversa, ma non aveva più molta importanza. Fu così che capii anche la presenza nei calzini di mandarini tolti di prima mattina dalla fruttiera, del carbone ancora tiepido della notte passata, di calzini più consumati di altri usati per l'occasione e che poi sarebbero stati buttati. Ma la magia che noi attribuiamo all'invisibile, al divino, alla immaginazione rende la realtà più accettabile e più luminosa, la riscalda di desiderio, aiuta gli occhi a vedere le profondità delle nostre aspettative, ci fa esplodere  i sogni, ci accompagna in un cammino di conoscenza nelle nostre zone rannicchiate. Abbiamo tutti bisogno di regali, intesi come gesti di attenzione, di approvazione, o di semplici attestazioni di visibilità, e penso anche che  abbiamo costantemente l'inconsapevole atteggiamento di chi si aspetta un giudizio, non ci basta dircelo da soli che (e se) siamo stati 'bravi' o 'cattivi'. Forse perché l'approvazione o l'audacia di una contestazione sono funzionali al nostro sviluppo critico, e se è vero che il premio ci dà piacere la punizione ci costringe a pensare. Qualcosa di intrinsecamente pedagogico, quindi, la Befana ce l'ha. E quella bruttezza che le si attribuisce, comunque priva di cattiveria, riesce a conservare una luce ed una grazia speciale, che sa di infanzia e di vecchiaia che si guardano il cuore, di caramelle e di nostalgie, di fumo e di notti protette dalla cenere calda. Di tempo che si consuma. Proprio come succede ai tronchetti di legna, in un camino spento che sa di aspettare cose conosciute. Ma anche quelle che forse non riusciremo a conoscere mai.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione