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I pensieri dell'Altrove

La casa degli affetti

La casa degli affetti

Ci sono atti dovuti. Non sono ipocriti, non sono falsi, non sono edulcorati. Sono momenti che attengono ad un comportamento basico di educazione. Non è necessario essere affettati, nemmeno coreografici. Basta ricordarsi di essere e di appartenere al mondo, non di essere isolati in un pacchetto chiuso, conosciuto solo a noi stessi. Certo che siamo proprio bravi a parlare di aspettative deluse, di ripicche, di recriminazioni. Il cambiamento straordinario sarebbe chiedersi se anche noi corrispondiamo soddisfacentemente alle richieste del nostro prossimo. Ci sono circostanze nelle quali abbiamo la necessità di custodire la nostra voglia di solitudine e di malinconia, di appartarci dal chiasso della strada, di mantenere un sodalizio sereno col silenzio, sentire solo i respiri lievi. Eppure dobbiamo ammettere che non si può stare per tanto insieme solo con se stessi, ci si aspetta l'incursione benevola di una mano, di una voce. Non ci si può abituare all'isolamento, troppo abbrutisce e rende selvatici. Fa dimenticare la parola, sazia la misantropia. È così che funziona l'attività nascosta del cuore, cioè la consapevolezza  che dà la terapeutica pienezza di una offerta di amore, o solo di attenzione, di ascolto. Tutto ci viene restituito, se abbiamo dato, non c'è modo di farcela da soli. Un giorno siamo sostanza, un altro aria, noi lo sappiamo. E quando siamo sostanza siamo le mani di chi ce le cerca, siamo la risposta indulgente e delicatamente umana; quando saremo aria sottile e fragile ci dovremo appoggiare a cuscini che ci sorreggeranno la testa, ci aspetteremo le coperte calde che avremo prestato. Se le avremo prestate. Per un momento, nella vita, ci vuole educazione. Parlo di quella comportamentale, e che sia senza sciatteria e senza tirchieria, senza fiori profumati, ma con la dichiarazione forte di intenti e di solide promesse. E diremo: io ci sono. Tu ci sei. Io ti ascolto, io ti guardo, io ti abbraccio, ti stringo forte la mano. Non c’è posto più sicuro al mondo che la casa degli affetti leali e generosi. E le chiavi per entrare nell'anima, magicamente, ti accorgi che hanno la stessa filettatura. Posso bussare piano, posso bussare forte. Non posso bussare affatto. Ma io entro.

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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