IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
13.07.2014 - 08:49
Più mi aumentano gli anni più mi piacciono le sottrazioni. Mi oriento verso il minimalismo con maggiore convinzione di quando ero più giovane, mi avvicino allo scarso per trarne sostanza concentrata, l'abbondanza è in un periodo che mi dà delusioni. Mi sento bene nelle linee rette ed ordinate, sto meglio nell'essenziale. Volendo fare un po' di psicologia da ignoranti, cioè da salotto di un dopocena, verrebbe da dire che è perché, forse, ho un 'dentro molto disordinato'. Non lo so, in questo senso ogni volta che mi sono fatta delle domande sono venute fuori altre cento domande, so però che ho a volte un dentro 'pieno', altre volte invece è pieno di vuoti, molte volte è scomposto, ma, come dicono gli esperti del settore 'non è colpa mia'. E mi rassicuro. L'età dei dilettanti è stata congedata, in un passaggio simile ad un parto con l'epidurale, per non patire troppo e per scordarla con minori rimpianti, si è spostata verso esperienze più dense e formative, sono sopraggiunti assalti di dolore, di mancanze, di spinte alla temperanza e alla accettazione, piuttosto che all'azione. Le relazioni, i rapporti, si sono strizzati ed asciugati da acque calcaree ingentilite da ammorbidenti e sono diventate presenze intense ma non invadenti, precise nella libertà delle differenze e forti nella scelta dell'età contemporanea. C'è, in questi rapporti, una specificità di solidità e conoscenza che ti permette l'imperfezione o la distrazione veniale, la scioltezza del linguaggio, il silenzio assenso, la certezza della comprensione. Molte relazioni si sono logorate, come magliette che ritenevi indispensabili per la tua sopravvivenza e che hai usato anche di notte per dormire, così che l'eccesso d'uso ha costretto l'indumento ad uno sfinimento da lavaggi ripetuti e gli hanno tolto la fibra. Altri rapporti si sono proprio spenti, come in una combustione lenta e naturale, senza ustioni rilevanti, una candelina di compleanno sottile ed innocua, una fiammellina vivace che appena accesa ci dà l'idea di una discreta allegria festaiola e poi, senza nostalgie insopportabili, diventa un lembo tremante e quasi trasparente di luce che diventa aria con l'aria. Si perdono tante facce e tante storie, per strada, per fare posto alle nuove esperienze e alle nuove combinazioni umane, per darsi ossigeno e per dare fastidio alla noia, per compensare le delusioni, per accedere, attraverso la conoscenza degli altri, allo svolgimento conclusivo di alcuni temi finora elusi o scansati per incapacità o per paura. Certi giorni sono come sollevati dalla vita, sono così spogli da assomigliare al niente, ma non sono leggeri di consistenza propria, sono solo nudi. Certi altri sono come fragili palloncini che appena slegati fuggono veloci verso l'alto, verso un regno silenzioso e libero, senza stanze e senza tempo, verso quei desideri o quelle fantasie che solo lì si possono vedere. Ma è tutto concentrato, asciutto, sottratto alle cornici ridondanti, solo un vuoto preciso a cui dare un nome ed un'immagine, una storia o un antico dolore. Al momento, l'unica deroga possibile e consentita all'abbondanza, e in questo caso addirittura all'eccessivo, è affidata ad una creatura di cinque anni che, nell'inconsapevolezza dell'innocenza e della complessa, potente struttura clericale, quando una sera abbracciandola le ho timidamente detto: "amore, sei la mia benedizione", lei mi ha risposto orgogliosa e sicura: "nonna, e tu sei la mia chiesa".
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