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I Pensieri dell'Altrove

Attese o sorprese?

Attese o sorprese?

Nella foto un'opera di Eleonora Arduino - Anima in attesa

Trova subito accoglimento l'amarezza, quando ci aspettiamo qualcosa e questo qualcosa non arriva. Arriva la delusione, un senso di inadeguatezza, una percezione di rimprovero silenzioso, una punizione ingiustificata . Ma la domanda che potrebbe sollevarci dal disorientamento e che onestamente dovremmo farci è: ci aspettavamo qualcosa perché ritenevamo di averne un qualche oggettivo diritto o perché ci sentiamo in credito verso quel qualcuno che pensiamo ci debba compensare, in qualche maniera, di un adeguato risarcimento? Quando aspettiamo qualcosa, l'attenzione è tutta convertita verso l'attesa, e l'attesa spinge a domande solo contestuali e legate all'immediatezza, non a quelle, come dire?, di larghe intese e vedute. Così ci chiediamo, per esempio, come rispondere ad una telefonata, come ringraziare senza sembrare eccessivi, come comportarsi dinanzi ad un regalo che contenga anche  solo delle insolite parole calde. Concentrati sull'aspettativa, quella nostra, siamo distolti e lontani dal pensiero che dall'altra parte non solo non si stia producendo nulla, ma che addirittura non si stia proprio pensando a noi. Aspettare qualcosa che poi non arriva è frustrante, ci fa mettere in discussione, sembriamo bambini in attesa del giocattolo-premio o adulti che si sentono dimenticati, e sicuramente la seconda condizione è peggiore della prima. A me non dispiacciono le attese, mi fanno stare con i sensori allertati e le vene accese, mi fanno esercitare i pensieri e mi fanno misurare la pazienza, forse non mi dispiacciono perché a me piacciono le sorprese, che chissà perché, trovo che abbiano la stessa radice e vengano dalla stessa pancia. E mi spingo anche oltre: io penso mi piacciano le sorprese perché credo sostanzialmente di non essere una persona diffidente, sono portata a consegnarmi più al concetto di fiducia che al dubbio pesante, più alla buona fede che all'ambiguità di taluni comportamenti, più alla generosità che alla stitichezza, sebbene poi mi sforzi comunque di capire le seconde possibilità. Le attese e le sorprese, entrambe legate da un nervo di imprevedibilità e di gioco, curiosità ed ansia, rischio ed emozioni. Solo che le sorprese, consumato lo stupore, diventano cose o situazioni che devi usare, aprire, vivere (anche sopportare), mentre le attese, anche quelle più desiderate o più faticose, quelle più importanti o più dolorose, svestite dalla presunzione che dà il fascino del mistero, non lo sanno, che prima o poi diventano passato.

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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