Cerca

I pensieri dell'Altrove

Il mal d'amore che livella l'Eliseo ad un comune condominio

Il mal d'amore che livella l'Eliseo ad un comune condominio

Il palazzo dell'Eliseo

Ora, io me lo guardo e riguardo ripetutamente, in tv o nelle foto sui giornali. Me lo studio, cercando di cogliere quei tratti da sciupafemmine che danno ad un uomo quegli elementi di curiosità o di interesse: sai quello sguardo un po' bastardo o quel ghignetto ambiguo sulle labbra, quell'atteggiamento supponente, quella seduttività implicita? Ma, niente, non ci trovo neanche una vaga idea di attrazione o vivacità espressiva. Niente. Eppure, ha spezzato il cuore alla sua compagna, le ha dato un dolore d'amore tanto profondo da richiedere un ricovero per stress da crollo emotivo, un'altra donna sta pagando a caro prezzo (mediatico) il peso della relazione. Parlo di un uomo importante, che vive in uno dei palazzi del potere più forti d'Europa, "le president" della Francia, che  poi alla fine risulta un mortale come tanti, uno che con il casco in testa, sperando in un nascondimento utile, va all'appuntamento d'amore in un caseggiato semi anonimo, uno che fa sentire alla sua compagna il bruciore del tradimento e l'ustione dell'umiliazione, in questo caso niente meno che dinanzi alla nazione intera. Il fascino del potere? O di una mostruosa, irresistibile intelligenza? Non lo so, non conosco monsieur le president, e onestamente  poco di questo mi importa. A me colpisce di più la trasversalità e 'a livella' del dolore d'amore. Così potente, così infame, esteso e democratico, si annida in un condominio triste di periferia o prende sangue in un palazzo illuminato come l'Eliseo, si attorciglia ad una disperazione così pericolosa per la salute e per gli affari di stato, così afflittiva e, nella fattispecie, così esposta. Però, diciamocela fino in fondo la verità, almeno noi donne, diciamoci che quando la premier dame è stata ricoverata un sottile elemento di crudele soddisfazione noi l'abbiamo provato e ci siamo dette che, vedi?, mica solo le comuni donne che corrono, lavorano, sbattono tutti i giorni il muso contro la vita ordinaria, mica solo noi 'non vip' siamo prede dei morsi del dolore o dell'urlo del cuore picchiato, della gabbia della depressione intorno all'anima, dello smarrimento ingordo di te e dei tuoi pensieri: no, l'operazione dolore d'amore prima o poi porta tutti nello stesso buco nero impregnato di puzza di disfacimento. E ci siamo sentite consolate, solo un po', ci siamo strette la mano, ci siamo riconosciute ed eravamo tutte uguali, ma fortunatamente, stavolta non eravamo Valerie. Anni fa ricordo che trasmettevano una veramente terribile soap opera (si chiamavano così), si intitolava "Anche i ricchi piangono". Facevamo battute e l'ironia si sprecava, ritenendo appropriata una sorta di punizione umana e divina per chi appariva fortunato o felice. In questi giorni mi è tornata in mente, e mi sono detta che, ecco, mai così attuale fu la storia ed il suo significato. Gli uomini si modernizzano, i comportamenti cambiano, le relazioni si dilatano, ma il dolore d'amore, quello, resiste e resta primitivo ed immutabilmente insopportabile. Erga omnes, cioè per tutti.

 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione