Non so se succede pure a voi, ma a me capita una cosa che mi sa tanto di provincialismo, è vero, ma che credo abbia anche una radice più profonda. Ogni volta che mi trovo in un aeroporto importante, avvicinata e mischiata a lingue diverse, a razze lontane, ogni volta ho la sensazione intensa di trovarmi nel vertiginoso girone della velocità incorruttibile del tempo, della condensazione delle distanze, della mobilità e della dinamicità dei corpi, della terra che gira e degli aerei che ci trasportano intorno a questo giro. Sono attratta e incuriosita da centinaia di bagagli colorati, da facce, da migliaia di passi in movimento, da display zeppi di nomi di città di altri continenti e mi capita di scordarmi per molti minuti della tensione che ho prima di un volo, addirittura mi pare di respirare già un'aria sconosciuta, di sentirmi quasi arrivata a destinazione, tanto è grande la percezione che ho di essermi così tanto allontanata dal mio piccolo e bucolico spazio. Mi sento in un pezzo di mondo in transito continuo, sto in mezzo al mondo, insomma ho l'idea che immagazzinare tanta umana e itinerante energia negli occhi e nella testa mi abbia già portato da qualche altra parte lontana. Gli aeroporti sono, dopo le farmacie, i luoghi che in assoluto considero fra i più significativi per me. Le farmacie, in qualunque città io mi trovi, sono le prime cose che cerco, mi danno quel senso di garanzia parasanitaria rassicurante e familiare che serve quando la tua tana è molto lontana. Mi piacciono le differenze linguistiche nelle insegne, nei paesi nordici ad esempio si chiamano "apotheke" e il suono della parola, cosi diverso dal nostro, quella volta mi creò qualche disorientamento. Nelle farmacie mi piace entrare, vedere le esposizioni dei prodotti, ritrovare i marchi conosciuti che però hanno nomi commerciali differenti, verificare la disponibilità dei farmacisti con gli stranieri e per me, sapere di avere l'hotel vicino ad una farmacia, mi fa sentire amorevolmente "coperta" da ogni possibile imprevisto, dal mal di testa al raffreddore, ma soprattutto mi rende meno drammatica l'idea della triste evenienza di un subdolo attentato gastrointestinale. Intendiamoci, io da casa porto sempre la mia fornitissima borsina dei farmaci, ma se vedo l'insegna verde nei miei dintorni sono più contenta. Ed è con questa contentezza che entro, esco, rientro, riesco. Parlo, chiedo, guardo, leggo, compro. Decine di stick di burro cacao internazionali, decine di pacchetti di fazzolettini, colliri, detergenti, fili interdentali: questi, i miei souvenir preferiti. Cosi, ora ho sul comodino gli ultimi burro cacao di importazione madrilena, uno "muy nutritivo" ma muy puzzolente, l'altro dall'alta "hidratacion e vitaminas". Aeroporti e farmacie, che nesso può mai avere questa attrazione? Forse nei primi trovo il "volo", non solo geografico; la adrenalinica tensione, il piacere della scoperta, l'indigestione di piazze, quadri, fontane, palazzi e corpi, e poi facce, tante meravigliose facce, una dissimile dall'altra, in una sequenza con tempi stretti e veloci da stordimento, nelle seconde scendo nella dimensione emotiva più quotidiana, banale e rassicurante che è la vulnerabilità comune e la sua "cura". Chissà. In ogni caso, grata a Madrid per la gentilezza e l'estrema loquacità dei suoi abitanti (io invitata a nozze), la sua pulizia e il rapporto estemporaneo e muy intenso che ho stabilito con gli occhi assassini di uno scultoreo ballerino di flamenco. Ma grazie soprattutto perché, contrariamente a quel che temevo, nel bagno del mio hotel ho trovato la sorpresa che mi ha fatto veramente felice, il nostro indiscusso (italico) idrosanitario preferito: il magico bidet. Hola.
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Mariantonietta Ippolito
Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.