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I pensieri dell'Altrove

Le mie amiche mancanze

Le mie amiche mancanze
Le mancanze ci parlano. Nei giorni pieni di mancanze senti le ansie che si fanno presenza, la corrente dei pensieri trascina dolorosamente come rami secchi i vuoti scoperti, il tempo perde elasticità e si paralizza. Ci sono storie di mancanza di cura, di persone, di desideri, di sentimenti. Verosimilmente ognuno di noi può vantare giorni di mancanze che forse, in alcuni periodi, sono anche più numerosi di quelli con le pienezze. C'è sempre una sottotraccia esile ma persistente, una musica con note troppo basse, un filo a punta come un ago che si infila nell'anima a ricordarci, anche se non vuoi, che la formula "sto bene, grazie" a volte vale per chi la ascolta, ma non per chi la dice. La mancanza che ti dà dispiacere e frustrazione non è la cosa in più che pretendi o ti meriti, ma è un dolore che non sai convertire in un altro valore sostitutivo, è un film che conosci seppure sia senza immagini, è una nostalgia amara, è la convinzione che le apparenze non sono la sostanza, ed è la paura che ad una condizione di perdita non solo non si possa dare  recupero, ma nemmeno compensazione. I dolori delle mancanze sono pieni, avvolgenti e duraturi. E personalmente credo che ogni mancanza abbia un'unicità così profonda e densa da non permettere distrazioni o baratti efficaci per smontarla o diminuirla. Le mancanze pretendono patti di fedeltà coniugali, omaggi frequenti ai ricordi, obbedienza riverente agli anniversari, culto indirizzato ad una foto, ad un odore, ad una voce. E infatti ci parlano. Con voci diverse, con sogni pesanti, con segni che interpretiamo, con abbracci che cerchiamo… Devo imparare, devo ancora imparare, che è più utile dire alle mie mancanze che lo so, lo so, che saranno sempre numericamente più alte dei plurali delle mie presenze e che  diventeranno sempre di più le mie compagnie, le mie vene, le mie ossa. Se sarò capace, io e i miei vuoti saremo allenati ed alleati in un legame che ci metterà al sicuro da ogni altra mancanza e così  potremo, chissà, finalmente "invecchiare serenamente insieme".

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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