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Profeti e Sibille

Madonna d’Italia... l’Italia (già nel ʼ300) s’è desta

Madonna d’Italia... l’Italia (già nel ʼ300) s’è desta

Madonna di Rupecava

È stato il Dante Alighieri nella sua Commedia, a far vestire all’amata Beatrice i panni della Teologia, ricoprendola dei colori che incarnano le virtù teologali  (Purgatorio, canto XXX), ai versetti 30-33 il sommo poeta scrive:  "sovra candido vel cinta d’uliva /  donna m’apparve, sotto verde manto  /  vestita di color di fiamma viva". E proprio nell’opera “Divina”, sempre il Nostro cita il Battistero di San Giovanni a Firenze e le forme da lui molto apprezzate, bastarono solo pochi anni e uno scultore tal Andrea Pisano debutta sulla scena fiorentina proprio per la commissione della porta bronzea; lo stesso si è poi fregiato di altre importanti “imprese” come quella per la decorazione delle parti scultoree del campanile di Santa Maria del Fiore, quel campanile di cui persino Giotto si interessò da vicino tanto da ereditarne la decisiva paternità. Tra i temi impressi sui lati del campanile anche le Virtù ed ancora si chiude il triangolo fiorentino con la citazione nell’incipit dantesco.

Fatto sta che, nella Rocca di Rupacava, un’abbazia mariana dalle forme romaniche ricche e suggestive, si custodisce una statua lignea raffigurante la Vergine Maria con in braccio il Bambinello; fin qui nulla di particolare… se non fosse che la Vergine non è vestita né di sole (come descritta nelle visioni dell’Apocalisse di San Giovanni a Patmos), né di stelle, come appare spesso nell’iconografia bizantina, e neanche avvolta da un manto blu su tunica rossa come suggerirebbe una tradizione sedimentata che vuole così la natura umana e divina fondersi attorno alle sue “grazie”. Maria è qui abbigliata, come se fosse “all’antica” con uno scamiciato rosso fuoco privo di maniche sotto il quale scorre una camiciola in velo, e con un  drappo bianco che si avviluppa alla figura lasciando scorgere, in un riverbero del tessuto, una bordura verde erba. Rosso, bianco e verde: la Vergine è nella Madonna di Rupecava, vestita dalla “bandiera italiana”, scolpita forse nel 1340 da Pisano, solo qualche anno prima della morte, lasciandoci una immagine avanti lettera di una Madonna tutta italiana. Forse lui ha letto Dante in una editio princeps della Commedia o forse l’Alighieri ebbe modo di apprezzare l’estro del rampante scultore e farsi suggestionare da quella visione tricolore che passa dalla Vergine a Beatrice o viceversa.

È noto che i colori riecheggiano qui le qualità delle virtù teologali come raffigurazione simbolica il verde della speranza, il bianco della fede, il rosso della carità. Le tinte che furono poi adottate dall’articolo 12 della Costituzione della Repubblica Italiana (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana nº 298, Edizione Straordinaria, del 27 dicembre 1947) ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948 e divenendo poi i colori della bandiera italiana.

Dal punto di vista storico la scelta del tricolore è da attribuirsi a Giuseppe Compagnoni, anche se forse i primi a idearne l’accostamento furono due patrioti Luigi Zamboni e Giovanni Battista de Rolandis che nell’autunno del 1794 unirono il bianco e il rosso delle rispettive città al verde, colore della speranza. Il tricolore italiano nel 1797, nel periodo delle guerre napoleoniche divenne la bandiera nazionale della Repubblica Cispadana. La bandiera in quel periodo prevedeva però tre bande orizzontali. Il tricolore a tre bande verticali (così come lo conosciamo noi), venne adottato come emblema dalla Repubblica Cisalpina (1797-1802)  ed oggi Italiana.

 

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Francesca Di Gioia

Francesca Di Gioia

Francesca Di Gioia è docente di Arte Sacra e Beni Culturali del territorio presso la Facoltà Teologica Pugliese di Foggia. Si è laureata cum laude in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Istituto di Magistero "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Si è specializzata in incisione presso l'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e si occupa di Grafica d'Arte. E' giornalista pubblicista, collabora dal 2005 con il settimanale "Voce di Popolo". Ha conseguito il Diploma in Biblioteconomia presso la Scuola della Biblioteca Apostolica Vaticana ed è Operatore Didattico dei Musei Vaticani. Ha pubblicato "Invenit, delineavit et sculpsit. Per un approccio alle Arti Grafiche" per i tipi delle Edizioni Il Castello e "Vissi d'arte. Cinque anni di penna appassionata" con le Edizioni del Rosone.

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