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Pensieri dell'Altrove

Io amo i medici. È forse un male?

Io amo i medici. È forse un male?
Io amo i medici. Avrei voluto diventare una psichiatra, avrei voluto un marito internista, pure mio figlio, lo avrei voluto medico. Amo questa categoria, starei sempre a parlare di medicina, inviterei a cena ogni sera un medico nuovo. Ho molti amici medici che prima erano solo amici, e altri acquisiti nel tempo. Ho molti amici medici che con me sono e restano solo amici, e cioè persone. Perché mi sta capitando, per ragioni lunghe un anno, di frequentare in questo periodo ospedali, reparti, studi, ambulatori, sale operatorie. Sto facendo un tour, forse avrò delle repliche, ma non sto su un palcoscenico. Quindi incontro e vedo gente, parliamo nelle attese di quello che ci è capitato, ognuno con la segreta, legittima ed egoistica convinzione che il proprio danno sia minore di quello dell'altro. Ascolti, ti compenetri in  quello seduto a fianco a te o di fronte, ti riconosci. Lì, seduti su quelle sedie che scottano, esposti e instabili, siamo tutti fratelli.Tutti ci ripassiamo mentalmente quello che si deve dire per sembrare adeguatamente chiari e precisi. E sintetici. Arrivato il tuo turno ti rivolgi con educazione e umiltà. E mentre parli già ti fanno capire che hanno capito tutto, forse, qualcuno, senza capire niente. Molti sono visibilmente spocchiosi, ad uno del Nord ho sentito dire alla segretaria che un paziente in più messo nell'elenco gli 'faceva saltare lo schema". Ad un altro del Sud, che sembrava un capo cantiere col camice verde, in una delle tante volte che mi ha visitata gli  ho risposto male e lui mi ha detto che ero 'una cacacazzo'. Non ho pre-giudizi, non giudico. E so che moltissimo fa il carattere, il bagaglio culturale  personale, le condizioni oggettivamente avverse in cui molta parte di questi medici opera, perciò non ci si aspetta sempre condivisioni e solidarietà a ripetizione, ma la verità è che molti se vedono un osso rotto, vedono solo una  frattura. Hai una colica renale, e sei solo un calcolo da espellere. Io amo i medici, ma non quelli che scordano di dover essere umani con gli esseri umani. Non quelli che hanno la supponenza imbrigliata nei tessuti del loro camice, non quelli che scordano la compassione, la benevolenza, la pietas. E che già si sentono dei monumenti  in cima alla classifica dei più talentuosi. Il potere  che dà' la scienza della medicina  non è  solo il potere del 'sapere". Chi  applica il sapere ascolta, si relaziona, ti guarda negli occhi. Noi portiamo di fronte a loro la nostra vita, non solo  un sintomo, portiamo un dolore, un disagio, una paura. Seguire solo il ragionamento tecnico svilisce la professione, ci vuole più tempo, più sensibilità. Più ascolto. In questi miei mesi di delizioso rapporto medico paziente, mi sono: avvilita, disperata, sollevata, ridisperata, incazzata. Il piano perfetto in questa relazione non esiste, e infatti ho trovato un medico anestesista che dopo avermi parlato a lungo, prima della sala operatoria mi ha dato un bacio sulla fronte (ma una volta addormentata la 'relazione' e' finita lì) e uno specialista col quale invece dovevo dialogare, e che ogni volta vederlo era stabilire il confine fra l'educazione e l'aggressione. Il risultato è che io ho potuto scegliere di non  vederlo più, e lui certamente non si è chiesto che fine avessi fatto... La necessità di ricevere umanità è idratazione e senso di accoglienza. È un viaggio nelle nostre paure che trova consolazione. È tracciare un simbolo silenzioso fra la richiesta e l'aiuto. Senza essere super eroi, ma uomini.. Meno male che io amo i medici. Meno male che ho amici medici. Ma soprattutto, meno male che ho amici.

 

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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