IL MATTINO
Pensieri dell'altrove
12.01.2013 - 19:42
La capienza delle donne. Siamo sempre gravide: di un figlio, di un amore, di una stanchezza, di un dolore. Di un padre, di una madre. Siamo corpi concavi e flessibili, ampi anche quando gli spazi sono stretti. Non ci improvvisiamo corpi estensibili, lo siamo. Porta ancora in pancia, seppure partorito e poi perso, la Madonna della strepitosa e bellissima opera d'arte della "Pieta' di Michelangelo". Quella madre piegata come un giunco è al tempo stesso la negazione e l'esaltazione della capacità di assorbire il dolore estremo della maternità. Per cultura popolare e sociale le donne sono portatrici di vita, ma anche, contemporaneamente, di accudimento, nutrimento, assistenza, presenza. Inesauribilmente e continuamente. Senza conoscere rassegnazione, donne come in trincea. Senza armature, con i cuori spezzati ed i pensieri che pungono, le
mani che toccano mele acerbe o corpi ammalati. Abbiamo talento, diamo ragione alla vita sudando e mordendoci il labbro, poi spesso la vita ci ripudia. Luogo comune vuole che invecchi prima la donna, è vero, noi ci consumiamo prima. Quando avevo pochi anni, e molto esuberanti, pensavo all'anno duemila come ad una data mitologica. Pensavo che nell'anno duemila, che mi avrebbe vista 'grande', non avrei più notato differenze sociali, politiche, economiche. Ora capisco che la data è passata da un pezzo, ma il 'gap' culturale rimane. Peccato, pur non essendo una femminista dell'ultima ora, mi scopro una femmina di razza umana che avrebbe voluto, e ancora spera, in una eguaglianza almeno di natura concettuale. La capienza delle donne. Sa di musica da cantare e di torte da sfornare, di pannolini da cambiare e di pazienza da coltivare. Tutto in senso assoluto, non parziale. E seppure senza respiro, resiste ad ogni tempesta (compresa quella ormonale) la capacità intelligente di amare.
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