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Mongelli, il primo degli ultimi in una città ultima

Mongelli, il primo degli ultimi in una città ultima

Il sindaco Mongelli

Ci mancava anche la classifica sul gradimento dei sindaci, pubblicata questa mattina da “Il Sole 24ore”, per dire a tutta l’Italia che anche il nostro primo cittadino è “brutto, sporco e cattivo”; esattamente come lo è il resto dei foggiani  di Foggia e della provincia, relegato in fondo a tutte le altre classifiche sul benessere e la qualità della vita elaborate negli ultimi anni. Ben ci sta! Perché, se il primo tra noi è ultimo, l’indice, prima di essere indirizzato a Palazzo di Città,  deve passare in rassegna parecchi androni in cui si nasconde la coscienza civile, istituzionale, politica, economica e financo religiosa di questa città.
E, allora, prima di crucifiggere Mongelli alle sue responsabilità, chiediamoci: chi di noi? Chi di noi,  se lo ha votato (il 53,4%) e sostenuto, ritenendolo ora inadeguato al compito affidatogli di governare la città, non mette fine all’eutanasia in cui langue? Chi di noi è, ormai, abituato a girare la testa di fronte ad un qualsiasi sopruso, fosse pure una cicca di sigaretta gettata a terra? Chi di noi, indossando una divisa, preferisce lustrare i propri galloni facendo la voce grossa con chi non può replicare a tono? Chi di noi, azzimandosi la piccola o grande mise di potere conferitagli in un Tribunale o in una delle tante macchinose istituzioni dell’inquisizione di Stato, s’impettisce al cospetto di gente bisognosa ma onesta, invece di tenere testa a quanti del malaffare hanno fatto il loro mestiere e la loro fortuna? Chi di noi, vestendo la talare, alla testimonianza delle virtù cardinali e teologali preferisce l’esercizio del quieto vivere e del mercimonio sacramentale? Chi di noi, assiso dietro una cattedra, si lascia andare al malvezzo del giudice piuttosto che provarsi, quotidianamente, nella missione di educatore? Chi di noi, dovendo disporre della vita o della dignità di una persona, in una corsia di ospedale o in un’aula di giustizia, riesce ancora a sollevare lo sguardo dalle tronfie scartoffie e guardare negli occhi chi ci denuda l’anima? Chi di noi, avendo ricevuto in dono il talento della parola e della scrittura, sa farne un’umile arte di dialogica sobrietà piuttosto che di smodato dileggio e calunnia?
Cosa c’entra tutto questo con l’ultimo dei sindaci che ci ritroviamo al cospetto dell’Italia intiera? C’entra, c’entra. Perché l’arcobaleno di una città è l’epifania di variegate sfumature che ognuno colora; è lo specchio che esalta, nel bene e nel male, ogni proiezione che vi si affaccia riverberando, infine, il volto meraviglioso di un cigno o la sembianza deprimente di un contrito anatroccolo.

 

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Antonio Blasotta

Antonio Blasotta

Alla passione per la scrittura e la comunicazione ho dedicato il mio tempo, senza mai risparmiarmi. Così, da quando avevo 15 anni, ho scritto per diversi giornali (Puglia, La Gazzetta del Mezzogiorno, il Roma), ho diretto la prima tv di Foggia, Teleradioerre; ed ho finito con il fondare la Casa Editrice "Il Castello", che, oltre ad editare diversi libri, pubblica "Il Mattino di Foggia". Divido la mia vita tra la passione editoriale e quella per la formazione relazionale e direzionale, essendo Master Trainer con licenza USA di PNL.

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