IL MATTINO
L'intervento
29.10.2020 - 18:19
«Ancora una volta ad essere maggiormente gravate saranno le donne, obbligate a compiere un passo indietro nella loro vita professionale, costrette come saranno (almeno molte di loro) a rinunciare all’impiego per il lavoro di cura dei propri figli. Per non parlare degli scolari, a cui è vietata la vita di comunità, il contatto con i maestri ed i compagni, le lezioni in presenza. Crediamo che la questione delle scuole sia trattata con un eccesso di leggerezza da alcuni presidenti di Regione, che giocano con la vita della popolazione, del tutto sordi alle difficoltà che le loro decisioni producono, oltre che indifferenti di fronte alle risorse economiche messe in campo per far si che l’istituzione scuola resti un presidio permanente», ha detto, tra l'altro, il deputato pentastellato foggiano nel suo intervento alla Camera.
L'intervento del deputato penta stellato foggiano: «L’Italia sta vivendo giorni di grandissima angoscia. Dopo un’estate con numeri di contagio più bassi, il rientro in città ha presentato un conto pesantissimo per famiglie e imprenditori, che accanto alle paure ed alle limitazioni legate al virus, vivono giorni di ansia per il futuro della propria attività. Gli anziani pagano il prezzo più alto, con il distanziamento dai propri cari, dai figli, dai nipoti. E in tutto questo, un’ulteriore tegola si abbatte sulle famiglie con bambini più piccoli a cui era stato garantito che le scuole primarie sarebbero rimaste aperte, così come nelle disposizioni date dal Governo. La gente ci aveva creduto, il ministro Azzolina ci ha lavorato intensamente, insieme a tutti gli istituti che hanno fatto il massimo per garantire la didattica in presenza. In uno scenario di questo tipo, su una popolazione in affanno, in piena emergenza sanitaria ed economica, alcuni presidenti di Regione decidono di dare ulteriori strette alle scuole di primo grado, rendendo in questo modo impossibile l’organizzazione familiare. Ancora una volta ad essere maggiormente gravate saranno le donne, obbligate a compiere un passo indietro nella loro vita professionale, costrette come saranno (almeno molte di loro) a rinunciare all’impiego per il lavoro di cura dei propri figli. Per non parlare degli scolari, a cui è vietata la vita di comunità, il contatto con i maestri ed i compagni, le lezioni in presenza. Se questo è accettabile per gli studenti degli istituti superiori, che sono più grandi e quindi capaci di una maggiore autonomia nella loro giornata di studio, risulta irricevibile per i bambini delle scuole di primo e secondo grado, che con la loro permanenza in casa obbligano le famiglie ad una diversa e spesso impossibile organizzazione familiare.
Crediamo che la questione delle scuole sia trattata con un eccesso di leggerezza da alcuni presidenti di Regione, che giocano con la vita della popolazione, del tutto sordi alle difficoltà che le loro decisioni producono, oltre che indifferenti di fronte alle risorse economiche messe in campo per far si che l’istituzione scuola resti un presidio permanente. La Francia e la Germania hanno fatto lockdown ma non hanno toccato le scuole, che sono troppo importanti per potervi rinunciare.
La scuola è un presidio importantissimo e la loro chiusura danneggia tutti su più livelli, in primis le classi sociali svantaggiate, favorendo nel contempo l’evasione scolastica. L’epidemiologo Martin Bachier intervistato su La Repubblica a proposito della scelta francese di tenere aperte le scuole, ha detto che chiudere le classi è inaccettabile, giacché se c’è una cosa che più delle altre deve essere considerata sacra è proprio la scuola. Io sono d’accordo con lui. Chiudere le scuole ha costi sociali e psicologici troppo alti perché vi si possa rinunziare con leggerezza. Le scuole di primo grado devono essere le ultime a chiudere, così come da tempo il nostro governo va ripetendo».
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