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Operzione di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza

Foggia, gestivano vere e proprie case d'appuntamento: nove arresti

Nell’ambito dell’inchiesta sono stati sequestrati 10 appartamenti che si trovano in diversi puntio della città: via Cosmano, via la Rocca, via Scillitani, via Motta della Regina e viale Fortore.

Si tratta di Michele Sorrentino, 40 anni con la sua compagna  Adrijana Vasiljevic di 32 ( serba ma residente in Foggia finita nel 2015 nell’indagine relativa al crack della Casa Divina Provvidenza ), Antonio Spadaccino 57 anni, Stefano Simolo di 49, Maddalena Solomita di 64 anni il figllio  Francesco Paolo Giuva di 26, Francesco Paolo Cinquepalmi di 60, Angelo Rosario Antonio Strippoli 52 anni e Rosario Strippoli Antonio 57 anni. Indagato anche un poliziotto per  omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale.

Nove foggiani sono stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare in carcere con le pesanti accuse di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Si tratta di Michele Sorrentino, 40 anni con la sua compagna  Adrijana Vasiljevic di 32 ( serba ma residente in Foggia finita nel 2015 nell’indagine relativa al crack della Casa Divina Provvidenza ), Antonio Spadaccino 57 anni, Stefano Simolo di 49, Maddalena Solomita di 64 anni il figllio  Francesco Paolo Giuva di 26, Francesco Paolo Cinquepalmi di 60, Angelo Rosario Antonio Strippoli 52 anni e Rosario Strippoli Antonio 57 anni. Indagato anche un poliziotto per
omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati sequestrati 10 appartamenti che si trovano in diversi puntio della città: via Cosmano, via la Rocca, via Scillitani, via Motta della Regina e viale Fortore. Le indagini, partite da una serie di cittadini stanchi assistere ad un continuo via vai di prostitute dai propri condomini, hanno interessato il periodo che va dal 2015 fino ai primi mesi del 2018.  Attraverso le indagini le forze di polizia hanno accertato come gli indagati avessero messo a disposizione delle meretrici – provenienti da altre città - alcuni appartamenti di proprietà, o anche appositamente affittati, rendendoli di fatto delle autentiche "case d'appuntamento", favorendo e sfruttando così la prostituzione di transessuali e donne di nazionalità straniera. Alcuni di loro – sostengono gli inquirenti – garantivano anche gli spostamenti delle loro "affittuarie", tra la stazione ferroviaria ed i rispettivi appartamenti, oppure procurando loro sigarette, schede telefoniche, anticoncezionali. L’organizzazione si interessava anche di inserire le inserzioni pubblicitarie su quotidiani o siti internet. Tutto questo garantiva a ciascuno di loro, una media di circa 7.000 euro al mese di profitto, considerando che ogni prostituta presente in un appartamento (e di solito erano tra le 2 e le 4 per volta) pagava 50 euro giornalieri.

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