IL MATTINO
Il confronto
26.08.2023 - 15:04
È necessario che nessuno si nasconda, che la città silenziosa ed operosa si proponga e venga fuori. Riappropriamoci della nostra città e del nostro territorio, ricostruiamo attraverso i tanti momenti identitari il senso dell’appartenenza a questa comunità, così forte nei nostri figli sparsi nel mondo. Allo sguardo della paura sostituiamo il coraggio della speranza, perché il futuro appartiene a noi.
In primavera sui social un video ha dipinto Foggia come la città più pericolosa d’Italia. Inutile nasconderlo: l’emergenza criminalità è ormai diventata endemica, l’assenza di una reazione organica e forte ha prodotto un rapido e devastante degrado delle regole di civile convivenza nella nostra città. E non serve dire che anche altrove si vivono queste stesse realtà senza assurgere agli onori della cronaca come la nostra. “Di Foggia si parla solo male” è il rassegnato refrain che si sente ripetere ovunque. Ma è questa la nostra unica realtà? Non è vero, forse, che abbiamo rinunciato pure al diritto di raccontarci, lasciando ad altri il compito di farlo con la facile denigrazione? Esiste una Foggia diversa, largamente maggioritaria, che merita di essere portata alla luce. C’è una città della cultura: dai due teatri sempre sold-out alle tante realtà underground che sono fiorite nei lunghi anni bui della chiusura del teatro Giordano. C’è un Conservatorio ed una lunga tradizione di musicofili, c’è un’Accademia d’Arte: tutte realtà che meritano di essere rivalorizzate. C’è un Museo civico ricchissimo di giacimenti d’arte che devono essere fatti conoscere a tutti, ai foggiani in primis. Un museo che deve essere raccordato al nascente Parco dei Campi Diomedei e ad Arpinova per fare da capofila all’eccezionale patrimonio archeologico della Capitanata. C’è una citta che eccelle nello sport e non parlo della squadra di calcio: dalla scherma all’atletica, dalle arti marziali all’automobilismo e alle tante discipline ingiustamente definite minori. Campioni che sul podio portano la loro foggianità espressa nei simboli e nei colori che ci uniscono ovunque nel mondo. Un mondo dello sport che merita una nuova stagione di rilancio dell’impiantistica sportiva: dal recupero dei tanti impianti esistenti alla creazione di nuovi e funzionali poli per la pratica agonistica e amatoriale. C’è una città universitaria, una realtà che faticosamente vede l’integrazione tra mondo accademico e tessuto civico, ma che deve essere un fattore di promozione e di sviluppo per l’intero territorio. C’è una citta industriale, con realtà produttive di primissimo rilievo che meritano di essere raccontate con vanto e ancor più sostenute con una politica infrastrutturale adeguata, quella che un pigro Consorzio ASI fatica a sviluppare. C’è una città dalle enormi potenzialità, a partire dal campo urbanistico: si pensi, ad esempio, alla vasta area fieristica da recuperare e riqualificare con la creazione di un efficiente Centro Congressi che richiami un turismo diverso ed in forte espansione. C’è una città verde con i suoi parchi cittadini, la villa comunale, grandi viali alberati e il meraviglioso polmone del bosco dell’Incoronata: perché non pensare alla creazione anche di un orto botanico, che esalti le specificità del territorio e costituisca un richiamo a fruire del nostro verde senza abbandonarlo al degrado ed al vandalismo? E si potrebbe continuare ancora a lungo: dalla città agricola a quella della solidarietà, dall’enogastronomia ai tanti artisti nei vari campi a cui dare spazio e visibilità, al ruolo di città capoluogo che deve raccordarsi e rappresentare l’intera Capitanata. Eccellenze da valorizzare con gli importanti interventi infrastrutturali previsti dal PNRR e con il Piano Urbanistico Generale, dimenticato in soffitta e ancora da varare. Realtà che possono fare da volano al recupero delle periferie e all’ineludibile processo di integrazione dell’immigrazione regolare.
“No, non è uno scherzo”, questa città esiste ed è la nostra Foggia. Bisogna riscrivere con accenti diversi anche questa frase che ha segnato il momento più buio della nostra millenaria storia, quelle assurde pistolettate che hanno colpito al cuore la nostra comunità. Per farlo è necessario che nessuno si nasconda, che la città silenziosa ed operosa si proponga e venga fuori. La burocratica gestione commissariale ormai volge al termine e questa è un’occasione da non perdere. L’Ente Comune ha non solo valenza amministrativa e di gestione dell’ordinario, ma anche valore politico e può chiamare a raccolta tutte le altre istituzioni ed energie presenti. Abbiamo bisogno di ripartire da “legalità e trasparenza”, da declinare giornalmente negli atti della prossima consiliatura; ma soprattutto abbiamo bisogno di farlo tutti insieme, di ritrovare l’orgoglio di raccontarci da soli per cancellare questa narrazione denigratoria che ci vuole “la città più pericolosa d’Italia”. Riappropriamoci della nostra città e del nostro territorio, ricostruiamo attraverso i tanti momenti identitari il senso dell’appartenenza a questa comunità, così forte nei nostri figli sparsi nel mondo. Allo sguardo della paura sostituiamo il coraggio della speranza, perché il futuro appartiene a noi.
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