IL MATTINO
Per nostra volontà manterremo il più stretto riserbo sulle generalità della donna e del ragazzo
09.05.2018 - 15:10
"Mio nipote non guida, abitiamo in una zona di campagna lontana dieci chilometri dal centro cittadino. Pertanto ogni notte i genitori erano costretti ad accompagnarlo ad acquistare le dosi ad intervalli di due ore. In preda alla disperazione abbiamo anche più volte contattato la polizia: 5 o 6 volte, ormai non lo ricordo più. In una circostanza gli agenti, percepita la nostra disperazioni, ci hanno consigliato di denunciare nostro nipote per estorsione nei confronti dei genitori".
“Creare un punto di ascolto, fatto di volontari con competenze specifiche ed idonee ( psichiatrici , psicologi , ispettori di polizia , assistenti sociali , medici di base , magistrati ) per poter essere di supporto alle famiglie che si trovano ad affrontare una tragedia piu’ grande di loro che , oltre a vivere il dramma, non sanno da che parte iniziare”. E’ l’appello disperato di una nostra lettrice che da mesi sta combattendo contro un male terribile: la tossicodipendenza del nipote. Per nostra volontà manterremo il più stretto riserbo sulle generalità della donna e del ragazzo. Questo il suo racconto. “Abbiamo iniziato a percepire degli atteggiamenti strani da parte di mio nipote da gennaio scorso. Era agitato, inquieto. Tormentato. Poi una notte quelle urla che provenivano da casa sua si sono fatte più forti e violente. Solo allora abbiamo capito di fronte cosa ci stavamo scontrando. Mio nipote era un cocainomane. Queste sue manifestazioni di ira dipendevano da quella bestia bianca. Purtroppo quando ne abbiamo preso coscienza la situazione era già gravissima. Da qual momento in poi la nostra esistenza non è stata più la stessa. Mio nipote non guida, abitiamo in una zona di campagna, lontana dieci chilometri dal centro cittadino. Pertanto ogni notte i genitori erano costretti ad accompagnarlo ad acquistare le dosi: anche fino a quattro-cinque volte in una sola notte. A quel punto ci siamo rimboccati le maniche abbiamo cercato delle soluzioni. La prima quella di contattare il Sert. Gli operatori però hanno sempre sostenuto che gli incontri volontari dovessero avvenire dalle due o tre volte settimanali e , solo dopo che risultava pulito dall’assunzione di sostanze, avrebbero potuto contattare una comunita’ per l’accoglienza. Purtroppo e’ andato, diciamo quasi spontaneamente, un paio di volte. E’ stato visitato dallo psichiatra dello stesso Sert che gli ha dato una terapia che non sempre ha assunto. In preda alla disperazione abbiamo anche più volte contattato la polizia. 5 o 6 volte, ormai non lo ricordo più. In una circostanza gli agenti, percepita la nostra disperazioni, ci hanno anche consigliato di denunciare nostro nipote per estorsione nei confronti dei genitori. Il 25 aprile di fronte all’ennesima chiamata i poliziotti hanno disposto il fermo, ma il magistrato di turno lo ha respinto sostenendo che bisognava dargli un’atra possibilità. La svolta è avvenuta il 4 maggio, quando ha chiesto , spontaneamente , di essere aiutato. Infatti, senza ulteriori incontri, lo stesso Sert ha contattato una comunità che si e’ resa disponibile all’accoglienza. Da ieri mio nipote ha iniziato il suo percorso riabilitativo. Ho scelto di raccontare questa terribile storia affinché altre famiglie come la nostra costrette a vivere un dramma così profondo, possano trovare conforto dalle mie parole. Ma soprattutto spero che le istituzioni si mobilitino creando anche associazioni di volontariato che possano essere di supporto sia ai familiari che al 'malato' - chiosa.
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