IL MATTINO
Un'assoluzione e 10 condanne tra 1 e 10 anni di carcere
23.06.2016 - 14:15
Processo d'Appello si è celebrato in Corte d'Assise a Bari dell'operazione “Corona”, il blitz che il 16 luglio del 2013 ha portato dietro le sbarre tutti i vertici della “società foggiana”. L'appello riguardava 12 imputati su 28 che hanno scelto di essere processati con rito abbreviato
Un'assoluzione e 10 condanne tra 1 e 10 anni di carcere. E' la sentenza emessa poco fa nell'ambito del processo d'Appello che si è celebrato in Corte d'Assise a Bari dell'operazione “Corona”, il blitz che il 16 luglio del 2013 ha portato dietro le sbarre tutti i vertici della “società foggiana”. L'appello riguardava 12 imputati su 28 che hanno scelto di essere processati con rito abbreviato. Durante la fase dibattimentale un imputato, "Sciaraball", al secolo Luigi De Stefano, 51 anni è stato ucciso nel corso di un agguato avvenuto lo scorso 18 novembre in via Mangano a Foggia. Per tutti le accuse spaziano dall'associazione mafiosa, alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, plurimi episodi di estorsione con l’aggravante mafiosa, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi e materiale esplodente, danneggiamento, violenza, riciclaggio, ricettazione, lesioni personali aggravate. Condannato a 10 anni di reclusione il boss Raffaele Tolonese, mentre per il figlio Leonardo ad 1 anno e 6 mesi. 8 anni di carcere per il genero Rocco Soldo; 5 anni e 4 mesi sia per il nipote Agostino Corvino che per Savino Ariostini; 4 anni per il cognato del boss Giovanni Russo. Ed ancora una condanna a 4 anni e 4 mesi di carcere per Carlo Borreca difeso dagli avvocati Guido di Paolo e Marianna Casadibari; 3 anni per Salvatore Buono, 2 anni e 8 mesi per Cristiano Tolmino, 2 anni per Cosimo Panarelli. Confermata, infine, l'assoluzione per Giovanni di Brita. L’inchiesta dei Ros di Bari, dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia e della DDA ha evidenziato il ruolo sempre più significativo della mafia foggiana nel panorama criminale nazionale, con la sua capacità di saper associare ad un controllo del territorio di tipo militare una vocazione affaristico imprenditoriale. Le indagini hanno documentato l’organigramma della ‘’Società foggiana’’, la sua evoluzione ma, soprattutto, la sua capacità di assoggettamento. Esempi di questa capacità sono dati dalla riconducibilità generale del sodalizio ai numerosi fatti di sangue verificatisi in Foggia nell’ultimo quinquennio; dal livello qualitativo ed asfissiante del racket delle estorsioni; dal consolidato radicamento territoriale della consorteria mafiosa a Foggia tale da consentire ad essa di imporre le sue pretese economiche su ogni affare illecito realizzato anche da terzi. Ed ancora dalle infiltrazioni nel tessuto socio-economico concretizzatesi nelle imposizioni operate ai danni delle aziende municipalizzate e nelle cooperative di servizi; nell’acquisizione di posizione di potere all’interno di circuiti produttivi foggiani; dalla pianificazione di rapine a portavalori, dalla capacità di interfacciarsi con altre organizzazioni criminali, come ad esempio con il clan dei Casalesi. 4 morti durante le indagini, tutti considerati i cassieri della Società: Franco Spiritoso, morto ammazzato il 19 giugno 2007a Piazza Libanese; Antonio Bernardo morto ammazzato 27 settembre 2008 nei pressi della Chiasa San Ciro; Michele Mansueto, ucciso il 24 giugno in Viale XXV Aprile ed infine Giosuè Rizzi crivellato di colpi di pistola il 10 gennaio 2011.
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