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Disoccupazione e Mezzogiorno: calo del tasso di occupazione giovanile al Sud

Le regioni con elevata disoccupazione e un debole sistema produttivo mostrano un significativo impoverimento demografico dei giovani tra i 18 e i 34 anni dal 2002 al 2022, con cali drastici in Sardegna (-39,8%) e Calabria (-32,2%)

Disoccupazione e Mezzogiorno: calo del tasso di occupazione giovanile al Sud

L'incertezza riguardo al futuro lavorativo incide negativamente sulla qualità della vita dei giovani nel Sud: oltre la metà è insoddisfatta della propria situazione economica e circa un terzo la considera peggiorata. Oltre un giovane su cinque del Sud si sente insicuro riguardo al proprio futuro, con l'insicurezza che raggiunge livelli massimi in Sicilia (27,9%), Calabria (25,1%) e Sardegna (22%).

La carenza di opportunità lavorative stabili e di buona qualità nel Mezzogiorno è una realtà ben conosciuta, ma la situazione tra i giovani "millennials" continua a peggiorare. Il tasso di attività dei giovani tra i 20 e i 34 anni, già basso nella generazione precedente (60,3%), diminuisce ulteriormente al 54,4%, mentre il tasso di occupazione scende dal 45,3% al 41,6%. Al contrario, il tasso di disoccupazione rimane molto elevato al 23,6%, in forte contrasto con il 9,1% del Centro-Nord. Le regioni con elevata disoccupazione e un debole sistema produttivo mostrano un significativo impoverimento demografico dei giovani tra i 18 e i 34 anni dal 2002 al 2022, con cali drastici in Sardegna (-39,8%) e Calabria (-32,2%). La transizione dalla famiglia all'indipendenza viene spesso ritardata, come evidenziato dalle alte percentuali di giovani che ancora vivono con i genitori in Sardegna (37,8%), Campania (35,1%) e Calabria (34,6%). La consistenza dei Neet (giovani non impegnati nello studio, nel lavoro né nella formazione) è preoccupantemente alta in Calabria (35,5%), Campania (34,7%) e Sicilia (33,8%). L'incertezza riguardo al futuro lavorativo incide negativamente sulla qualità della vita dei giovani nel Sud: oltre la metà è insoddisfatta della propria situazione economica e circa un terzo la considera peggiorata. Oltre un giovane su cinque del Sud si sente insicuro riguardo al proprio futuro, con l'insicurezza che raggiunge livelli massimi in Sicilia (27,9%), Calabria (25,1%) e Sardegna (22%).

Dopo la pandemia di COVID-19, i dati raccolti nei mesi successivi sembravano indicare una timida ripresa economica e occupazionale anche nel Mezzogiorno. In regioni come la Puglia e la Basilicata, ad esempio, si era registrato un lieve aumento del tasso di occupazione giovanile, passando dal 41,6% al 43,2%. Tuttavia, questa ripresa si è rivelata essere un'illusione temporanea. Analizzando i dati più recenti, emerge chiaramente che si trattava di un effetto provvisorio, destinato a esaurirsi con la fine delle misure straordinarie di sostegno economico introdotte durante l'emergenza sanitaria. In Calabria, il tasso di disoccupazione, che era momentaneamente sceso al 22%, è rapidamente risalito al 23,8%, segnale evidente della fragilità del sistema produttivo locale. Anche in Sicilia, dove si era osservata una breve diminuzione del tasso di Neet al 32,9%, la cifra è tornata a crescere, raggiungendo nuovamente il 33,5% in pochi mesi.

Molise

Nel corso del 2021, il recupero delle attività produttive e le misure a sostegno dell’occupazione hanno contribuito a un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, a partire dal secondo trimestre. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro (RFL) dell'ISTAT, il Mezzogiorno ha visto un aumento dell'occupazione media dello 0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, benché questo valore resti 2,8 punti percentuali sotto il livello del 2019. Molise ha registrato una crescita del 12,6% delle persone in cerca di occupazione, portando a un aumento del tasso di disoccupazione. A dicembre 2021, la regione Molise contava 294.294 abitanti e due province: Campobasso e Isernia, con tre Centri per l'Impiego. I tassi di occupazione e disoccupazione per il 2020 erano rispettivamente 48,8% e 13,3% per Campobasso, e 60,3% e 7,9% per Isernia. Numerose aziende operano nelle province, spaziando dai settori industriale e manifatturiero, ai servizi e alla sanità. Tra le principali si evidenziano il Pastificio La Molisana e la Fater spa a Campobasso, e la Fiat e la Momentives spa a Termoli. Nella provincia di Isernia operano la Sata spa e Neuromed tra altre industrie e servizi di rilievo.

Campania

Nel quarto trimestre del 2022, il numero degli occupati nel mercato del lavoro della Campania è stato pari a 1.640.000, con un incremento di 27.000 unità rispetto al trimestre precedente. Del totale degli occupati, il 23,2% erano lavoratori autonomi, mentre il 76,8% erano lavoratori dipendenti. Inoltre, l'83,6% ha lavorato a tempo pieno e il 16,4% a tempo parziale. La distribuzione settoriale vede il 51,65% degli occupati impegnati nel settore dei servizi, il 14,45% nell'industria, il 7,13% nelle costruzioni, il 3,84% nell'agricoltura, silvicoltura e pesca, e il 22,93% nel settore commercio, alberghi e ristoranti. Gli occupati sono stati prevalentemente diplomati (42%), seguiti da personale non qualificato con bassa scolarizzazione (33%) e da personale con laurea o titolo post-laurea (25%). Il numero dei disoccupati è aumentato di 13.000 unità rispetto al trimestre precedente, raggiungendo le 352.000 persone, con un tasso di disoccupazione del 17,4% nel 2022.

Puglia

Nei primi nove mesi del 2022, l'economia pugliese ha continuato a crescere intensamente, completando il recupero dei livelli produttivi persi a causa della pandemia. Secondo l'indicatore trimestrale delle economie regionali (ITER) della Banca d'Italia, nel primo semestre del 2022 l'attività economica sarebbe cresciuta del 5,6% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente. Le imprese del settore industriale hanno registrato un aumento delle vendite interne ed estere, nonostante le difficoltà legate all'aumento dei costi degli input energetici e alle tensioni nelle catene di approvvigionamento. Anche il settore delle costruzioni ha mostrato una crescita significativa, trainato dall'edilizia privata e dagli incentivi fiscali per la riqualificazione degli edifici. Il settore dei servizi ha beneficiato del forte andamento del turismo, con un incremento dei flussi turistici verso la Puglia e delle esportazioni a prezzi correnti. Inoltre, il mercato del lavoro ha visto una crescita nel numero degli occupati, superando i livelli pre-pandemia, con un incremento dell'occupazione sia maschile che femminile e una riduzione del tasso di disoccupazione.

I Millennials del sud sono più istruiti

Al Sud si registra un prolungamento del percorso di studi tra i millennials, ovvero i giovani nati tra il 1981 e il 1995. Essi sono più istruiti, con una crescente percentuale che possiede titoli di studio superiori al diploma (27,8%), superando così la componente con qualifiche inferiori (24,4%). Secondo l'Istituto di statistica, negli ultimi anni si è osservato un aumento dell'interesse verso gli studi universitari, particolarmente accentuato nel Mezzogiorno. Nell'anno scolastico 2021-22, il Mezzogiorno ha registrato 58 immatricolati ogni 100 residenti diciannovenni, contro i 56 del Centro-nord. Inoltre, ci sono 47 iscritti all'università ogni 100 giovani tra i 19 e i 25 anni nel Sud, rispetto ai 41 del Centro-nord, e 22 laureati ogni 100 giovani tra i 23 e i 25 anni.

Le immatricolazioni sono aumentate soprattutto nelle regioni con alta disoccupazione e basso Pil pro-capite, come Sicilia (+15,6 punti), Sardegna (+13,6) e Calabria (+10,9), mentre incrementi minori si osservano in Lazio (+8,4) e Lombardia (+5). Tuttavia, i percorsi universitari degli studenti meridionali tendono ad essere più lenti e caratterizzati da una significativa "emigrazione studentesca" verso il Centro-nord, sia in fase di iscrizione (28,5%), sia alla laurea (39,8%), sia nel periodo post-laurea (solo il 51% lavora nel Mezzogiorno dopo cinque anni). Sebbene questa tendenza rappresenti un paradosso, l'Istat osserva che, nel medio-lungo termine, potrebbe ulteriormente privare il Mezzogiorno di capitale umano con competenze avanzate, fondamentali per il suo sviluppo.

Formazione: il ruolo cruciale delle scuole

Per preparare adeguatamente i giovani alle sfide del mercato del lavoro del futuro, è fondamentale che il sistema educativo italiano punti su una formazione versatile, orientata alla pratica e in linea con le richieste del mercato. Le scuole svolgono un ruolo chiave nell'incoraggiare lo sviluppo di competenze trasversali e nell'agevolare l'accesso a percorsi di istruzione più specialistici.

Cosa pensano i giovani della formazione post scolastica?

Studenti.it, il brand di Gruppo Mondadori primo su Audiweb nel segmento Educational con 4,3 milioni utenti, ha condotto un'indagine online per capire le opinioni dei giovani sulla formazione post scolastica. Presentata oggi al Mondadori Megastore di via Marghera durante il Job Day Tour, che prevede altre quattro tappe in Italia, l'iniziativa organizzata da Mondadori Store in collaborazione con Digital Generation - la NewCo di HRC Group - mette a confronto nuove generazioni e mondo aziendale.

Quando si tratta di scegliere il percorso di studi, la passione personale è il fattore più determinante. Il 49% degli intervistati sceglie “di pancia” rispetto al 19% che considera le richieste del mondo del lavoro. Un altro 8% è influenzato dalla sede dell’Ateneo, mentre solo il 5% segue i consigli di parenti e amici.

Per quanto riguarda le alternative alla formazione universitaria, il 33% degli studenti vorrebbe un sistema per certificare le proprie competenze e il 29% chiede più apprendistato durante la scuola. Tuttavia, il 38% dei giovani desidera il rinnovamento del sistema accademico per allinearlo meglio alle esigenze del mercato del lavoro.

Sebbene il 68% degli studenti venga in contatto con l’orientamento al termine della terza media e il 59% alla fine della scuola superiore, solo il 39% è soddisfatto dell'orientamento ricevuto dopo le medie, una cifra che sale al 41% dopo le superiori. Ciò indica che un 60% della popolazione studentesca non riceve servizi di orientamento soddisfacenti.

La formazione sul campo è molto apprezzata: l'83% degli studenti vede nei tirocini e negli stage un'opportunità utile, anche se non retribuiti (per il 51%). Solo il 17% preferirebbe evitare tali esperienze, con solo il 9% che le considera una forma di sfruttamento.

Infine, il lavoro dei sogni per la maggior parte degli studenti è quello da libero professionista (24,2%), seguito dal desiderio di lavorare in una grande azienda (21,4%). Altri aspirano a impieghi nella pubblica amministrazione (13,1%) o nel mondo delle startup (8,6%). Quando cercano opportunità di lavoro, il 32% si affida a siti di supporto allo studio, il 27% al parere di professori, il 22% a famiglia e amici, e solo una piccola parte ai media tradizionali e ai social network.

I lavori più richiesti nel futuro

Le attività più richieste per il futuro sono quelle di consulenza, logistica e tutto ciò che attiene al digitale. Questo include ingegneria informatica, robotica, impiego di internet e nuove applicazioni multimediali che si avvalgono dell'Internet delle Cose (IoT). Ad esempio, localizzatori satellitari GPS, videosorveglianza con monitoraggio a distanza e elettrodomestici "intelligenti" sono ormai comuni e raccolgono dati per interagire con gli utenti e le banche dati. Questi sistemi hanno sia un'utilità pratica che commerciale. Ma troviamo molti settori coinvolti, tra i quali anche quello dei giochi online e delle scommesse non aams.

L'arrivo dell'intelligenza artificiale (AI) ha rivoluzionato il quadro: alcune professioni ripetitive e tradizionali potrebbero scomparire, e altre, come quelle degli insegnanti e dei giornalisti, dovranno essere ripensate. Saranno richieste nuove competenze per manovrare e addestrare questi sistemi di reti neuronali. Attualmente, le risposte dell'intelligenza artificiale possono essere inesatte, ma questi sistemi imparano rapidamente dai loro errori.

Oggi, la conoscenza degli strumenti informatici è indispensabile in qualsiasi mestiere, dalla cassiera del supermercato al notaio. Anche la green economy è in espansione, con ingenti investimenti in energie rinnovabili come solare, eolico, fotovoltaico e marino.

Infine, il settore dell'health care e del fitness è in costante espansione, grazie all'aumento del benessere e maggiore attenzione per la salute. Creme, integratori, chirurgia estetica, nutrizione e attività sportive sono sempre più comuni. Aziende produttrici e commerciali cercano personale specializzato, offrendo opportunità anche per chi vuole intraprendere la libera professione.

Conclusione

In sintesi, è evidente che c'è una forte esigenza di migliorare i servizi di orientamento e formazione dei giovani. Le richieste per un maggiore raccordo tra il sistema educativo e il mercato del lavoro, insieme all'interesse per esperienze pratiche come i tirocini, indicano una chiara direzione per le future politiche educative. Ascoltare e rispondere alle necessità degli studenti non solo aiuterà a migliorare le loro prospettive di carriera, ma contribuirà anche a costruire una forza lavoro più qualificata e preparata ai cambiamenti del panorama economico mondiale.

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