IL MATTINO
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02.05.2024 - 15:15
Tra le proposte avanzate, spicca l'attribuzione di una quota percentuale del volume delle scommesse sportive alla Lega, da ripartire proporzionalmente tra le diverse leghe, con un vincolo specifico che prevede l'uso di una parte di queste risorse per la riqualificazione delle infrastrutture e per investimenti nei settori giovanile e femminile, seguendo il modello dello UK Football Trust.
13,2 miliardi di euro raccolti nel 2022, un dato sei volte maggiore rispetto a quello del lontano 2006. 342,4 milioni di euro depositati nelle casse dell’Erario nel 2002, un ‘bottino’ record dalla legalizzazione del gioco a distanza in Italia. Sono queste alcune delle statistiche chiave registrate dal segmento delle scommesse sportive legate al calcio negli ultimi 18 anni, dati che mettono in risalto il graduale processo di crescita di una delle componenti principali della filiera del gioco d’azzardo in Italia.
A fare da traino al betting online (e in maniera indiretta all’intero comparto del gioco legale) è la nostra Serie A, che si piazza anche al terzo posto a livello europeo, dietro a La Liga e alla Premier League, nella speciale classifica relativa alla raccolta nel biennio 2021-2022. Il betting si conferma anche come la modalità di gioco preferita dal 24% degli utenti italiani, che spendono una media di 20 euro mensili. Tra i canali di acquisizione principali delle piattaforme spiccano i bonus di benvenuto per le scommesse che vengono erogati generalmente agli utenti alla prima registrazione. Questi bonus consentono ai nuovi utenti di testare il funzionamento di una piattaforma e di valutare la qualità complessiva dei servizi offerti dagli operatori di gioco.
I dati contenuti all’interno del FIGC-PWC Report Calcio 2023 mettono in evidenza il ruolo di vettore economico della Lega Serie A per la filiera e per l’Erario, un sistema però che non riceve praticamente nulla in cambio e che viene fortemente penalizzato dalle limitazioni imposte agli operatori di gioco regolamentati dalle restrizioni pubblicitarie. Per invertire questa tendenza, che rischia di indebolire il sistema calcio nel nostro paese, la Lega Serie ha depositato nei giorni scorsi una memoria durante un’audizione sulla riforma del calcio italiano tenutasi all'interno della Commissione Cultura del Senato.
Nello specifico la memoria evidenzia come il settore del calcio in Italia ha registrato un significativo calo degli introiti, che si aggira sui 100 milioni di euro all'anno, a seguito dell'imposizione del divieto di pubblicità, anche indiretto, ai brand legati alle scommesse sportive. Tale misura, introdotta dal governo alla fine del 2018, è stata etichettata come inefficace da alcuni settori. La criticità principale risiede nel fatto che, mentre in Italia vige il divieto, le trasmissioni di partite internazionali, come quelle del campionato inglese, continuano a mostrare pubblicità di bookmaker, creando un paradosso per gli spettatori italiani.
In aggiunta, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei, il calcio professionistico italiano, con particolare riferimento alla Serie A, non beneficia di contributi pubblici derivanti dalle entrate di giochi e scommesse. Questo, nonostante sia il calcio il principale beneficiario di queste attività, secondo quanto sostenuto dalla Lega Serie A. La Lega ha inoltre sottolineato come dal gettito erariale generato dalle scommesse non venga destinata alcuna quota al sostegno del calcio professionistico. Tale situazione solleva questioni significative sulla distribuzione delle risorse e sull'impatto delle regolamentazioni vigenti nel settore sportivo italiano.
Per invertire questa tendenza, la Lega Serie A ha presentato un piano per potenziare significativamente gli investimenti nei settori giovanili, al fine di elevare la qualità e il valore complessivo del calcio italiano, e per supportare le squadre nazionali. Parallelamente, ha suggerito un pacchetto di misure normative volte a migliorare il contesto legislativo italiano del calcio. Queste azioni sono finalizzate a valorizzare sia l'intero movimento calcistico sia il "prodotto" Serie A, con l'obiettivo di aumentare gli introiti e ridurre i costi operativi.
Tra le proposte avanzate, spicca l'attribuzione di una quota percentuale del volume delle scommesse sportive alla Lega, da ripartire proporzionalmente tra le diverse leghe, con un vincolo specifico che prevede l'uso di una parte di queste risorse per la riqualificazione delle infrastrutture e per investimenti nei settori giovanile e femminile, seguendo il modello dello UK Football Trust.
Per sostenere tali iniziative senza gravare sulla finanza pubblica, la Lega suggerisce l'introduzione di nuove fonti di entrata, come la regolamentazione degli eSports e il ripristino dell'uso del documento di identità per il riconoscimento dei giocatori, in sostituzione della tessera sanitaria, per limitare il gioco illegale. Inoltre, propone l'abolizione del divieto di sponsorship e partnership indiretta per il betting, insieme all'introduzione di controlli più rigorosi e meccanismi efficaci contro la ludopatia, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.
Tali strategie delineano un percorso di riforma e rinnovamento per il calcio italiano, che potrebbe beneficiare significativamente da queste innovazioni normative e finanziarie.
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