IL MATTINO
Il ricordo
28.11.2019 - 13:57
E’ morto ieri sera a 75 anni, per un tumore, non in un palazzo lussuoso ma nella casetta messa su con i risparmi della tabaccheria dai suoi genitori originari di Venticano, di fianco la Chiesa di San Giovanni Battista, sulle fosse granarie che sprofondano nell’antico cuore di quella Foggia “cornuta” di povera gente che da lupo irpino ha infine, come sempre, preferito a chi si è travestito da agnello.
Ora che te ne sei andato, Massimino Di Donna, possiamo dire un po’ di cose su questa Foggia “cornuta”: l’appellativo che riservavi solo a chi volevi bene e tu, nonostante tutto, a questa Foggia volevi bene. Volevi bene alle persone semplici, quelle che venivano dalla strada, come ti piaceva rimarcare riassumendo l’orgoglio di chi conquistava le sue giornate facendo a pugni con la vita. Per questo prediligevi i marciapiedi e i bar per incontrare la gente: a viso aperto, senza la preoccupazione di dover nascondere nulla, anche a chi ha provato ad avvelenare, dopo essersi abbeverato, il pozzo trasparente delle tue relazioni quotidiane finalizzate a dare una mano a chi ti chiedeva aiuto, a chi intuivi potesse rivelarsi un valore aggiunto per una città deprezzata dalla politica inconcludente; quella politica che conoscevi benissimo, avendo attraversato le vicissitudini di molti suoi personaggi, di ogni partito, tanto da realizzare che “quando hai bisogno devi affidarti all’usciere, non a chi abita i piani alti dei palazzi”.
Tu il Palazzo non hai voluto mai salirlo neppure quando ci hai mandato tuo genero Franco Landella, eletto sindaco di Foggia con l’unico potere di cui disponevi: l’affetto e la riconoscenza della gente comune, quella che ascoltavi quando gli altri non volevano sentire, quella che soccorrevi quando prendevano le porte in faccia. Chi ti invidiava, stupidamente, ha tentato di denigrarti eleggendoti capofamiglia del Comune di Foggia. Le tue figlie e il sindaco, tuo genero, preferivano i tuoi consigli ai compromessi orditi dagli strateghi di ventura della politica cittadina a cui tu non avresti riconosciuto nemmanco il merito di una ritirata.
E’ una colpa (un reato, come hanno persino ipotizzato) affidarsi alla conoscenza e all’esperienza di chi sai di poterti fidare ciecamente perché ti vuole bene? I giornali imbeccati ad arte, ad ogni scadenza elettorale, hanno gettato abbondantemente fango sulla famiglia Di Donna conferendo a Massimino la regia di scelte e decisioni amministrative passate per il governo Landella al Comune di Foggia. “Il suocero del sindaco che incontra al bar assessori e imprenditori, che gestisce un sistema di potere…”: gli strilli più ricorrenti in passato di giornalisti d’inchiesta di grido che vivendo a Bari disconoscono il potere affettivo delle frequentazioni di una vita di Massimino Di Donna, che quegli assessori e quegli imprenditori li incontrava al bar o lungo la strada da sempre, prima delle elezioni di Landella, con cui da sempre ha mediato risposte per le necessità delle persone. Non ci risulta che Massimino Di Donna si sia arricchito per queste frequentazioni, né che abbia preso mazzette per incarichi decisi dall’amministrazione comunale. E’ morto ieri sera a 75 anni, per un tumore, non in un palazzo lussuoso ma nella casetta messa su con i risparmi della tabaccheria dai suoi genitori originari di Venticano, di fianco la Chiesa di San Giovanni Battista, sulle fosse granarie che sprofondano nell’antico cuore di quella Foggia “cornuta” di povera gente che da lupo irpino ha infine, come sempre, preferito a chi si è travestito da agnello.
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