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Dopo due anni di pandemia le Regioni sono ancora a caccia di nuovi posti letto e terapie intensive Covid. «La salute prima di tutto?», si a discapito di tutti gli altri

Da Nord a Sud la priorità ce l'hanno i pazienti Covid vaccinati e non e così alla fine si è costretti ad un risiko ospedaliero che si regge in piedi solo con la disponibilità di medici e infermieri con incentivi economici per gli straordinari. Rimaneggiati gli ospedali a causa del personale no vax sospeso (circa 2400 medici in tutta Italia), ogni Regione si organizza come può. A Messina arrestato il direttore dei lavori per i nuovi posti letto di terapia intensiva Covid: chiedeva tangenti

Dopo due anni di pandemia le Regioni sono ancora a caccia di nuovi posti letto e terapie intensive Covid. «La salute prima di tutto?», si a discapito di tutti gli altri

«Bisogna trovare - spiega Massimiliano Dalsasso, presidente dell'associazione anestesisti - le combinazioni giuste per curare i pazienti fragili e quelli che non sono urgenti. Le sale operatorie e le terapie intensive sono in altissima pressione». E così mentre il ministero delle Salute chiede con una circolare firmata da Rezza e dal direttore generale della Programmazione sanitaria Urbani, indirizzata alle Regioni, una «Tempestiva attivazione a livello regionale di tutte le misure organizzative atte a fronteggiare nelle prossime settimane un eventuale incremento anche sostenuto della domanda di assistenza sanitaria legata all'infezione da SarsCoV2, sia a livello territoriale che ospedaliero», il governatore calabrese sottolinea che il problema è avere il personale preposto per la gestione di ulteriori posti letto. E per far fronte all'emergenza Giampero Avruscio, primario di Angiologia dell'ospedale di Padova e presidente dell'associazione nazionale primari ospedalieri propone di riammettere in corsia i colleghi no vax sospesi previo tampone salivare: «Non li difendo ma è una questione di numeri, siamo al collasso». Per Avruscio sono a casa «centinaia di medici e infermieri di grande esperienza, di elevata professionalità che non sono facilmente sostituibili» e ricorda che prima del vaccino, sottoporsi ai tamponi frequentemente aveva ridotto al minimo i contagi intraospedalieri, «Al momento anche i medici vaccinati eseguono i tamponi salivari e soltanto se trovati positivi vengono messi in malattia»

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