IL MATTINO
Analisi
20.05.2024 - 12:37
Nella ripartizione dell’8 per mille del 2023 la Chiesa cattolica ha ricevuto un miliardo e 39 milioni di euro circa. Il Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica latina venne stipulato nel 1984 con nuovi decreti, tra cui l’8 per mille, tanti italiani lo versano comunque e inconsapevolmente, anche se non hanno espresso nessuna preferenza. Questo grazie al Comma 3 dell’art. 46 del Nuovo Concordato firmato il 24 febbraio 1984, che sancisce: “In caso di scelta non espressa da parte dei contribuenti la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse”, quindi la percentuale delle scelte non espresse viene distribuita alla Chiesa con percentuale di scelta più alta, ovvero alla Chiesa cattolica. Un bel traguardo anche per il 2023, anche se in leggero calo rispetto agli altri anni. Questo dipende dal fatto che molti hanno indirizzato la propria scelta allo Stato Italiano in particolare per le calamità naturali e le infrastrutture della scuola: un fondo autonomo di 330 milioni circa che gli italiani hanno voluto destinare alle problematiche territoriali nazionali, anziché alle Chiese. Chi sceglie di destinare l’8 per mille allo Stato può infatti indicare ulteriormente le voci: Calamità naturali; Edilizia scolastica; Beni culturali; Assistenza ai rifugiati; Fame nel mondo; nel 2024 è prevista anche la possibilità di scegliere “Recupero delle tossicodipendenze”.
Il sito dell’Agenzia delle Entrate sull’8 per mille elenca le quote: alla Chiesa cattolica 1.039.386.156 euro; allo Stato italiano 330.392.545 euro; all’Unione Italiana delle Chiese Avventiste del 7° giorno 2.318.441 euro; alle Assemblee di Dio in Italia 1.426.885 euro; alla Chiesa Evangelica Valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi) 42.166.649; alla Chiesa Evangelica Luterana in Italia 2.028.636 euro; all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane 4.491.380 euro; Unione Cristiana Evangelica Battista 1.449.026 euro; alla Chiesa Apostolica 239.268 euro; all’Arcidiocesi Ortodossa 3.332.759 euro; all’Unione Buddhista Italiana 13.765.744 euro; all’Unione Induista italiana 1.883.733 euro; all’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai 6.085.908 euro. Sul sito viene dichiarato: “È possibile scegliere una sola Istituzione. La ripartizione dei fondi avviene in proporzione alle scelte espresse. In mancanza di firma (e quindi di scelta), l’8 per mille dell’Irpef viene comunque attribuito, sempre in maniera proporzionale alle scelte espresse”.
Molti dei fondi ricevuti dalle varie Chiese sono destinati ad opere caritative, nonostante ciò, alcune Chiese non hanno voluto ricevere i fondi statali destinati ad esse, in quanto credono realmente che la propria Chiesa debba essere povera e non solo per slogan.
I dati sono pubblicati dal Dipartimento delle Finanze e dal Ministero dell’Economia. Un importante tentativo di chiarimento in merito al sistema 8xmille venne avanzato dalla Corte dei Conti, la Sezione Centrale di Controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato, con la Deliberazione n. 24/2018/G del 29-10-2018, soggetta a obbligo di pubblicazione, riferendo ai vari Ministeri del Governo gli elementi di debolezza della normativa sulla modalità di gestione dell’istituto, risalente a oltre 30 anni, e della sua applicazione, al fine di migliorarne l’impianto complessivo. «Fra le criticità più rilevanti emerse sono risultate: la problematica delle scelte non espresse e la scarsa pubblicazione del meccanismo di attribuzione delle quote; l’entità dei fondi a disposizione delle confessioni religiose; la poca pubblicazione delle risorse erogate alle stesse; la rilevante decurtazione della quota statale».
Per i controlli schede Cuf relative agli anni 2012-2014 vennero registrate irregolarità riguardanti «la non tracciabilità del processo, attraverso la mancata conservazione delle schede relative alle scelte effettuate dai contribuenti (mod. 730-1), che non permettono sostanzialmente di verificare eventuali irregolarità connesse alla trasmissione delle scelte difformi dalla volontà dei contribuenti stessi».
La Parte governativa della Commissione paritetica ha fatto richiesta di una revisione della quota dell’8 per mille: «Nelle precedenti relazioni, la Corte dei Conti ha rilevato che, in contesto di generalizzata riduzione delle spese sociali a causa della congiuntura economica le contribuzioni a favore delle confessioni continuano, in controtendenza, ad incrementarsi, avendo, da tempo, superato ampiamente il miliardo di euro annui, senza che lo Stato abbia provveduto ad attivare le procedure di revisione di un sistema sempre più gravoso per l’erario, tanto più che, negli ultimi anni, si è assistito al sovrapporsi delle assegnazioni previste dal diritto pattizio con quelle – che raggiungono cifre, in taluni casi, ancora più consistenti - del diritto comune. Il progressivo accrescersi di queste ultime fa, in parte, venir meno le ragioni che giustificano il cospicuo intervento finanziario dello Stato disegnato dall’8 per mille, che ha “contribuito ad un rafforzamento economico senza precedenti della Chiesa italiana”». Infatti, già nella relazione della Commissione paritetica Italia-Cei del 9 febbraio 1996 si mise in evidenza che la quota dell’8 per mille si stesse avvicinando a valori, superati i quali, poteva rendersi opportuna una proposta di revisione, ma non venne mai iniziata. Nelle precedenti relazioni, la Corte dei Conti ha rilevato che «in violazione dei principi di buon andamento, efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione, lo Stato mostra disinteresse per la quota di propria competenza, cosa che ha determinato, nel corso del tempo, la drastica riduzione dei contribuenti a suo favore, dando l’impressione che l’istituto sia finalizzato – più che per perseguire lo scopo dichiarato – a fare da apparente contrappeso al sistema di finanziamento diretto alle confessioni.
Risulta, pertanto, del tutto frustrato l’intento di fornire una valida alternativa ai cittadini che, senza finanziare una confessione, aspirino, comunque, a destinare una parte della propria imposta a finalità sociali e umanitarie». In merito alla campagna pubblicitaria di un tale sistema: «Si rileva la totale assenza, da sempre, di promozione, da parte dello Stato, delle proprie iniziative, risultando l’unico competitore che non sensibilizza circa le proprie attività l’opinione pubblica con campagne pubblicitarie. La mancanza di informazione e di campagne promozionali, a fronte di una forte attivazione delle confessioni finalizzata ad aumentare le proprie quote, ha contribuito a produrre la marginalizzazione dell’iniziativa pubblica e compromesso la possibilità di ottenere maggiori introiti. Non risultano iniziative nemmeno per gli ultimi anni, nonostante la novità costituita dalla possibilità di destinare risorse all’edilizia scolastica». La Dichiarazione della corte dei Conti venne pubblicata prima nel 2015 e poi nel 2018, eccetto il resoconto del 2022 nel Dossier XIX Legislatura del 12 marzo 2024 sulla modalità in cui sono stati divisi i fondi, sembra che i miglioramenti avvenuti abbiano ancora una certa timidezza di esecuzione in merito.
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