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Analisi

L’indispensabile importanza del ruolo paterno

L’indispensabile importanza del ruolo paterno

Nell’attuale periodo storico e sociale, il mutamento del ruolo paterno e l’assenza del padre rappresentano un cruccio profondo per le nuove generazioni, incidendo profondamente sulle carenze emotive, affettive, di responsabilità, ambizione e senso etico oltre che morale.

I giovani hanno bisogno di autorità e lo esprimono anche (e forse soprattutto) quando la negano o la combattono. Un ragazzo senza regole non è un ragazzo libero ma è un ragazzo confuso che non ritrova nell’adulto una figura di riferimento consona.

La regola rappresenta, sin dall’infanzia, una possibilità di potersi fidare e affidare. Normatività e fermezza accompagnati dal giusto equilibrio di empatia e sentimento sono il punto vincente per una figura paterna valente e significativa all’interno del nucleo familiare in cui la “triade” madre-padre-bambino, o genitori-figli, possono svilupparsi armonicamente.

Perché questo sia possibile è urgente che i padri portino a compimento la propria ricerca di identità realizzando una paternità più presente ed incisiva, riguadagnando, così, un ruolo di guida e mentore per l’intera famiglia.

Parallelamente, è necessario che le madri comprendano l’importanza di trasmettere loro un forte senso di fiducia e abdicando parte del loro potere. Questo sforzo congiunto si può, allora, tradurre in un modello di coppia coniugale “competente”, che, nel porre il rispetto al centro delle relazioni familiari, saprà certamente coniugare la cura e il linguaggio degli affetti con un’impronta autorevole e normativa.

 “La teoria dell’attaccamento, attribuendo alle relazioni umane una funzione importante per la protezione dai pericoli e lo sviluppo di un senso di sicurezza, permette di affrontare il problema delle funzioni genitoriali in una luce diversa. Tale punto di vista, che integra la visione psicoanalitica con quella offerta da altri modelli teorici, segue una prospettiva “etologica” e considera i comportamenti genitoriali come schemi di origine biologica finalizzati alla sopravvivenza dell’individuo e della sua prole.” (…) Permette quindi di interpretare, oltre le relazioni familiari, le esperienze amorose, la vita di coppia e le funzioni genitoriali in una prospettiva nuova, e di definire il ruolo del padre nell’importante fase di attaccamento.

“Nella prima infanzia il rapporto diretto del padre con il bebè è secondario rispetto a quello della madre, ma la qualità della relazione con la propria compagna è fondamentale per consentire alla madre e al bambino di svolgere adeguatamente il proprio compito evolutivo. Nel periodo edipico il coinvolgimento tra i tre componenti della triade è ugualmente intenso. Va quindi interpretata la funzione paterna nella triade alla luce della teoria dell’attaccamento e in particolare attraverso il concetto di base sicura”.

Un compito fondamentale del padre è quello di favorire le condizioni perché la relazione tra madre e bambino si sviluppi e si mantenga in modo adeguato. Questo avviene in primo luogo occupandosi di problemi di ordine pratica: garantire dimora comoda e sicura, procurare cibo e beni necessari, proteggere il nucleo familiare nel rapporto con l’ambiente esterno. Una seconda funzione maschile di straordinaria importanza, per lungo tempo sottovalutata e solo recentemente oggetto di ricerche, è quella di proteggere la propria compagna nei periodi di cambiamento psicofisico in cui è maggiormente esposta a problemi emotivi, particolarmente alla depressione. (…) già questo incarico antidepressivo può essere interpretato in termini di base sicura.

“I padri preoccupati, troppo emotivi o depressi, possono, quindi, costituire uno svantaggio per l’equilibrio emotivo della propria compagna e per il buon andamento del rapporto madre-bambino. Un altro periodo molto delicato della vita della madre è quello dell’adolescenza e della graduale emancipazione dei figli dal nucleo familiare. La madre deve saper rinunciare alla funzione svolta durante l’infanzia e prepararsi a vedere il figlio uscire dalla famiglia. Il ruolo paterno, in questo caso, non è solo quello di sostenere il giovane in questo processo (fornendogli una base sicura), ma anche di proteggere la compagna nel cambiamento concomitante del ruolo affettivo e sessuale”. L’uomo, perciò supporterà madre e figlio nella separazione psicologica riconducendo amorevolmente la propria compagna all’interno di un rapporto di coppia in cui possa di nuovo sentirsi valorizzata.

Quando ciò non avviene, la madre esige restare legata al figlio pur di non perdere il proprio valore, ahimè ridotto all’esclusivo ruolo genitoriale. Questo comporterà un ambivalente voglia di distacco e autonomia e senso di colpa nell’adolescente, il quale si ribellerà interiormente ed esternamente alla situazione che inevitabilmente diventerà conflittuale in una condizione di odio e amore tra madre-figlio. Un odio-amore che spesso rispecchia il sentimento verso il padre assente nella sua funzione.

Quindi, differenza di quanto si pensi, un neonato percepisce presto la presenza del padre, differenziandolo dalla madre, il piccolo avverte infatti che il “non-mamma” ha un odore naturale diverso, lo tiene tra le braccia in modo differente, ha una voce dai toni più gravi, ha mani più grandi e probabilmente un corpo più compatto con una diversa presa nel sostenerlo.

Tali percezioni permettono il verificarsi di una “triangolazione precoce che introduce un terzo, un non-mamma” e sono favorite se tra padre e figlio c’è fin dall’inizio un incontro sul piano fisico importante, in quanto è questa la via di comunicazione preminente nelle prime settimane e mesi di vita.

Il padre è, insomma, colui che col suo modo di esserci inserisce l’elemento del “differente” nella diade madre-bambino, aiutando il figlio a diversificare le sensazioni, i sentimenti, le immagini, le voci. Lo induce a prestare attenzione ai cambiamenti, essendo egli stesso “primo cambiamento”, e così a desiderarli e a non considerarli minacciosi.

Il papà moderno, perciò, si trasforma in una figura integratrice ed equilibratrice del rapporto affettivo tra madre figlio.

Nella madre, infatti, spesso è presente un desiderio di “non crescita” del figlio, in quel concetto di cordone ombelicale metaforico di cui parlavamo in precedenza. E forse proprio per questo si è affidato al padre, in tempo di parto, il gesto del taglio. Egli infatti, nell’atto simbolico del taglio, ha il compito di “spezzare” questo particolare legame, sanare la violenza della separazione dalla madre, e accompagnare poi gradualmente il bambino verso l’autonomia.

L’essenza naturale della paternità, allora, sembra essere quello di svolgere un garante dell’ex-sistere, dell’uscire fuori, “del separarsi dal nascere dalla madre, che catalizza su di sé tutte le profonde emozioni scatenate da questo passaggio che dal concepimento, alla nascita, all’Edipo, all’adolescenza e al passaggio alla vita adulta, segna i progressivi distacchi dal grembo materno”

Svolgendo un ruolo di sostegno al di fuori della simbiosi madre-figlio, il padre allo stesso tempo offre: alla compagna la possibilità di vivere pienamente ed in modo sano la regressione necessaria al suo stato, svolgendo per lei quelle stesse funzioni di contenimento e reverie che quest’ultima svolge nei confronti del neonato; e offrirgli un aggancio alla realtà, facendo da “contenitore” a sua volta.

In altre parole, il papà incoraggia il figlio ad affrontare le tappe fondamentali che pian piano lo porteranno verso la conquista della propria autonomia e alla costruzione di un modello interno di attaccamento sicuro.

“Un aspetto interessante emerso dalle ricerche sull’attaccamento nella tarda infanzia e in preadolescenza è quello relativo all’influenza del comportamento del padre particolarmente sullo sviluppo delle capacità di esplorazione”. 

“Nei bambini di 10 anni la sensibilità del padre al gioco durante l’infanzia è risultata correlata alla rappresentazione del genitore come emotivamente disponibile e di sostegno”. Infatti, “in una ricerca su giovani adolescenti di Zimmermann e Grossmann, nel 1997, è stato inoltre rilevato che a quell’età la presenza di stili di coping più attivi e meno evitanti e la capacità di esplorazione erano correlati significativamente con la qualità dell’attaccamento paterno durante l’infanzia, con la sensibilità dimostrata dal padre durante il gioco quando il figlio aveva 2-3 anni e con la rappresentazione dell’attaccamento valutata a 8 anni. Un’ulteriore ricerca ha mostrato che un comportamento sensibile del padre durante il gioco a 2 anni era significativamente correlato alla rappresentazione di un attaccamento sicuro-autonomo. Da questi studi emerge una durevole influenza della qualità del rapporto con il padre sullo sviluppo di competenze sicure nelle attività di esplorazione e sulle capacità di adattamento alle situazioni difficili”.

“Questa importanza dell’attaccamento paterno e il ruolo svolto dal padre nel rapporto diretto con il figlio e all’interno della triade Madre-Padre-Bambino, a lungo minimizzati, oggi sono al centro di un’interessante attività di ricerca”.

 Per concludere, ricordiamo che nella società odierna si sta verificando una sorta di “femminilizzazione” del ruolo paterno e assistiamo sempre più frequentemente alla sovrapposizione del padre a compiti tendenzialmente materni. Nulla in contrario, anzi, se questo non si sostituisse alla funzione paterna di base sicura. (…) Bisogna però essere realisti. Sarebbe bellissimo che tutti i padri fossero adeguati e capaci di sostenere la loro compagna durante la gravidanza, il parto ed i successivi anni di vita del bambino, ma questa è una condizione ideale. Nella realtà dei fatti ritengo che i genitori vadano aiutati ad esprimere e sviluppare le proprie capacità, piuttosto che acquisire competenze che sono loro lontane.

È importante che lo stato si occupi di percorsi di accompagnamento alla nascita per entrambi i genitori, e che poi venga fornito loro tutto il supporto necessario nelle differenti fasi.

L’attuale panorama sanitario e scientifico sta mirano ad organizzare una buona rete di collaborazione che preveda l’intervento di figure specialistiche a sostegno di questa delicatissima fase di (dar) vita. Durante la gestazione è molto importante che ci si pre-occupi non solo delle visite e analisi cliniche ma anche su un lavoro che miri ad una buona connessione tra madre/padre/figlio dal punto di vista affettivo e contribuisca nella gestione delle emozioni che fluiscono in un ciclo vitale esterno/interno. Una mamma che proverà benessere, serenità e gioia, trasmetterà al nascituro tali sensazioni positive; tuttavia, qualora la madre viva inevitabili stati di stress, ansia, paura, preoccupazione senza possibilità di elaborarli, il grembo sarà investito da tali emozioni e questo non risulterà vantaggioso per entrambi. Da qui, il punto di partenza per un legame intenso che riguardi l’intero nucleo familiare: madre-padre-figli.

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