IL MATTINO
Tour giornalistico
25.07.2023 - 19:45
Questa storia di Alain Elkann e del suo viaggio in treno sta diventando più bollente del caldo che ci attanaglia, e così ho ripensato ai mei viaggi con Blabla Car e con Flixbus alla ricerca di un'umanità differente, anzi ho pensato a un viaggio in particolare, e cioè a quello del desiderio fatto per andare a Milano all’aperitivo per la presentazione del nuovo Vanity Fair.
Era il lontano febbraio del 2019 ma poco conta, in fondo lo spirito del viaggio in me è rimasto lo stesso e anche il modo di narrare.
Forse più che per la spocchia a Elkann si può rimproverare la mancanza di ritmo ma sarà poi una colpa essere come lui è visto che la scrittura è il nostro codice del DNA?
Cronache ischitane
Ischia Milano andata e ritorno in 24 ore destinazione Vanity Fair
Leggo e scrivo da non so più quanti anni, credo di averne perso il conto, soprattutto perché come canta David Bowie sempre mi sono considerata una principiante, una condizione necessaria per potermi poi buttare in mare tutti i giorni, soprattutto da quando vivo su un isola, Ischia, per essere precisi. Veniamo al dunque, utilizzo il web per ogni cosa, social compresi, Fb soprattutto. Trovo che sia il modo più rapido ed efficace per andare dappertutto e anche per affinare lo sguardo. Fb con le sue notifiche, i suoi messaggi fanno da cornice alle mie giornate. Non sono una persona che odia i messaggi di notifica, trovo che sia un modo utile per scandire il tempo, senza perderlo. Giovedì 7 febbraio mi arriva via Fb un messaggio di notifica da Vanity Fair. Lo leggo, è un invito all’aperitivo, per il lancio della nuova edizione della rivista, a chi invierà una foto che piacerà alla redazione. Scelgo subito a occhio una foto tra le centinaia di foto che si trovano nel cellulare, un tramonto ischitano con gli alberi a fare da barriera. Invio la foto senza nessuna convinzione, da quando vivo a Ischia spostarmi sulla terra ferma è diventato noioso. Il mattino dopo, venerdì 8 febbraio, ricevo un messaggio con l’invito per l'aperitivo a piazzale Cadorna 5 per lunedì 11 febbraio. Rimango un bel po' tramortita, non sono un’adolescente, dei giornali conosco i contesti, e poi che senso avrebbe andare a Milano per un aperitivo? La ragione pone dei paletti ai desideri, a Milano ci sono nata e di entrare in quel Palazzo a piazzale Cadorna ne ho sempre avuto voglia. Un giro veloce tra gli amici che mi invitano ad andare, una specie di riscatto collettivo, in un paese dove la regola è imbucarsi in ogni dove senza sapere il perché. Consulto “Flixbus”, il modo migliore per osservare il paese e viaggiare senza perdere di vista la realtà, acquisto i biglietti di andata e ritorno per il viaggio. Apro il guardaroba, mi convinco a indossare il cappotto maculato in un tessuto tecnico, messo a deposito dopo l'acquisto quattro mesi fa, e rispolvero lo Snake di Breil, perfetto per il maculato. Nel mentre ho confermato a Vanity Fair la mia presenza all’aperitivo. Per partire scelgo una borsa leggera, una flyght bag, un cambio veloce, l’olio prodigioso di Nuxe, il necessario per il trucco, spazzolino, dentifricio, e "Angel". Arrivo a Napoli, al Metropark dove stazionano i pullman, con due ore di anticipo. Fa freddo, incontro persone di tutti i tipi, lavoratori in giro per il paese, attrezzati con cuscini e coperte per trascorrere la notte all’agghiaccio, se le coincidenze tra le stazioni di scambio non coincidono. Salgo sul pullman alle 24,30 di lunedì 11 febbraio, dopo aver scoperto che dovrò sostare a Firenze, all’alba, prima di poter ripartire per Milano. Dopo tre ore di viaggio facciamo una sosta di quindici minuti. La mia vicina ne approfitta per addentare un panino con il salame, alle tre di mattina, gli altri fumano o dormono. A Firenze, Villa Costanza, arrivo all'alba alle 6,30. L'aria è mite, c’è un bar con i bagni all'esterno. Il bar è pieno di gente. L'odore del caffè e la vetrina dei dolci per la colazione mettono di buon umore, mentre i bagni sono abitati da chi vive, in questo paese, ai margini, e trova rifugio lì, per poi riprendere la vita con il rimmel e il rossetto. Sono le nove è ho fatto già settemila passi a piedi oltre che diversi chilometri in bus. Riparto alla volta di Milano. L’autista è fiscale, per paura di perdere il posto di lavoro tratta tutti come degli scolari indisciplinati. Il mio vicino è un signore peruviano che sta andando a Bergamo alla ricerca di una nuova opportunità di lavoro. Una sola passeggera disturba tutti con le sue telefonate urlate, quattro, vuole andare a lavorare Shanghai! Arrivo a Milano alle 13, mi dirigo al Duomo. È ora di pranzo e “Luini” è lì. Un giro da Feltrinelli, in Rinascente, dove mi spruzzano sul collo il nuovo profumo di Armani. Eviterò di usare "Angel". Riprendo la metro rossa direzione Piazzale Cardona. Sono in anticipo, ne approfitto per camminare per il quartiere. Da lontano vedo Raffaella Carrà, capisco immediatamente che la prima copertina del nuovo numero di Vanity è sua. Entro in un bar con annesso laboratorio di panetteria e mangio un croissant alla crema, come se fossi a Parigi. Il tramonto all’improvviso mi stupisce, stordendomi. Sembra di stare a Ischia. Alle 18 entro nel palazzo della Conde Nast, mi siedo e inizio a sfogliare le riviste mentre converso con le hostess, tutte vestite di nero, e con i signori della reception. Alle 19 inizia la festa: l'aperitivo nella redazione di Vaniy Fair con visita guidata alla redazione. Vi chiederete cosa c’è di straordinario in questo? Tutto, scoprire che il giornale che leggi dal 2003 ha una redazione curiosa, umana, non supponente è una cosa che fa stare meglio. Dà la misura di quanta serietà ci sia dietro un giornale che di frivolo non ha niente, l’abito siamo noi, una filosofia che il nuovo direttore incarna alla perfezione, così la redazione. Sembra di stare al luna park, aperto solo per me. Avere tra le mani la copertina del nuovo numero e vedere la stesa è la parte più emozionante. Esco con la convinzione di aver vissuto un attimo di bellezza assoluta, niente Vip o spettacoli finalizzati al nulla, ma solo lettori e studenti per scoprire come funziona il proprio giocattolo preferito. Sono le 21, esco di corsa, adesso, destinazione Lampugnano, per cambiare il biglietto e partire prima di quanto avessi immaginato. Il ragazzo addetto alla clientela di Flixbus mi aiuta, prontamente, nel mentre arriva il ragazzo di Flixbus incontrato a Napoli a mezzanotte, che racconta a tutti di me e del mio viaggio. Riparto per tornare a casa, a Ischia, la copertina di Vanity, e la mia Milano nel cuore. La notte passa velocemente mentre osservo Roma svegliarsi e rivivo quello che è stata tutta la mia lunga vita romana in una frazione di secondo. Gli autisti di Flixbus scherzano. A Napoli ci salutiamo, ridendo, alle nove del mattino. A piedi vado al porto, sull’aliscafo c’è il caffè pronto per me offerto dal mio amico portuale, mentre l'adrenalina è ancora a mille.
(colonna sonora Irene Grandi: "Prima di partire per un lungo viaggio")
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