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Fare impresa. Coppie che non scoppiano: Carlo Gargiulo e Angela Caliendo o dell’etica e dell’estetica del lavoro sempre on the road

Fare impresa. Coppie che non scoppiano: Carlo Gargiulo  e Angela Caliendo o dell’etica e dell’estetica del lavoro sempre on the road

È possibile essere coppia anche sul lavoro, cioè è possibilie fare impresa in Italia senza che il privato ne risenta?
È possibile, a patto che ci si completi davvero e si lavori di squadra, qualcosa che è più facile a dirsi che a mettere in pratica, non nel caso di Carlo Gargiulo e di Angela Caliendo che hanno creato i presupposti per lavorare in squadra, utilizzando anche spazi comuni, al punto di avere trasformato la loro attività anche nella loro comfort zone.
L'intervista è a due voci, ma la capacità di entrambi di entrare e uscire dal discorso in maniera sincronica è una grande prova di orchestrazione, al punto che non conta chi risponde, il risultato è la compattezza e la tenuta della coppia e il loro essere voce sola, come accade sempre con le opere ben riuscite.
Da dove partiamo?
Da me che sono in partenza per il Trentino domani mattina alle 5. Mi aspettano un paio di giorni lì tra degustazioni e pranzi e cene stellati. Lei rimane qui perché se uno parte l'altro resta, almeno quando accade che uno di noi due debba formarsi per il proprio settore specifico, che nel mio caso è tutto ciò che riguarda il vino, nel caso di Angela invece è tutto ciò che riguarda l’allestimento di feste, la preparazione che ne consegue per farle, e poi i tanti pacchi e pacchetti che ormai i clienti ci chiedono perché si sono abituati al suo tocco magico e alla sua grazia.
Amazon per voi è un problema?
L’online è impersonale, noi abbiamo il prodotto, e questo fa la differenza e mai abbiamo pensato che potesse essere un problema Amazon. I nostri clienti sanno che acquistando da noi possono chiedere senza paura, e sanno di trovare sempre una risposta. Sia io sia Carlo studiamo continuamente e siamo testardi e ostinati. Viviamo del nostro lavoro con grande umiltà e i risultati ci danno ragione.
Il passaggio da un modo di fare commercio più tradizionale al vostro, che si nutre di conoscenza del prodotto e del territori, è stato facile?
No, ed è stato un processo lungo ma siamo sempre andati avanti per la nostra strada. I miei suoceri, i genitori di Carlo, avevano un negozio di coloniali tradizionale, solo che quando è arrivata la grande distribuzione (hanno aperto un supermercato alle spalle del loro negozio) il negozio di mio suocero non andava più bene, e a quel punto abbiamo iniziato a cercare prodotti di eccellenza, e cioè prodotti che non erano alla portata dei supermercati. Lì è iniziata la vera svolta.
In che modo?
Nel senso che abbiamo iniziato a provare, assaggiare, degustare, abbiamo iniziato ad acquisire le competenze tecniche sul prodotto e i clienti ci sono venuti dietro. Non è stato facile perché ad un certo punto Carlo ha aperto un negozio tutto suo, piuttosto distante da quello dei genitori, un fatto che comunque non ha spiazzato i clienti che piano piano hanno cominciato ad andare da lui perché rovavano un servizio differente, mettiamola così, più moderno, ecco.
Quanto ha contato l’empatia nel vostro lavoro?
Moltissimo, e infatti da noi chiunque riceve l'attenzione massima. Potremmo dire che vendiamo vino, coloniali, servizi e psicologia. Per esempio avevo una signora che tutti i giorni veniva ad acquistare mille lire di caramelle, fino a quando non le ho chiesto cosa ne facesse, non era possibile che le mangiasse tutte. La sua risposta?” Sono sola e con la scusa delle caramelle faccio quattro chiacchiere e la giornata passa in un altro modo". Ogni volta che entra qualcuno nel nostro negozio penso sempre a quella signora e non riesco a non essere utile, empatico, al punto che mia moglie e Bonella, la cugina che lavoro con lei, mi chiamano "l’impiccione", ma se non facessi così anche le mie giornate sarebbero più pesanti. I clienti se sai prenderli sono un ottimo passatempo, è proprio il caso di dirlo.
Qual è stato il progetto lavorativo più impegnativo?
Riuscire a fare affermare il "Don Carlo", l'amaro che creato, senza tenere conto che si sarebbe scontrato con realtà commerciali ben più antiche e più affermate, tra tutti l’Amaro del Capo. Sono riuscito a portarlo in giro, in Germania per esempio, e nel 2016 c'è stato il vero e proprio salto di qualità. Nel mese di Giugno ho cambiato bottiglia ed etichetta al "Don Carlo", abbiamo creato un evento a "Il Papavero", ristorante stellato ebolitano, un evento per 500 persone, ed è arrivata una targa e la visibilità. Paolo Massobrio ci ha scritto, e ci ha comunicato che eravamo tra le cinque migliori enoteche d'Italia. Per noi quello è stato il momento più importante , ma considerando che siamo partiti insieme nel 1990, beh, ce ne è voluto di tempo.
È per voi un limite essere collocati a Eboli con la vostra attività?
No, per come abbiamo sempre lavorato potremmo trovarci in Australia, dove avremmo potuto emigrare appena sposati, ma per noi le radici sono state sempre importanti, e benché tutto sia arrivato dopo un lavoro lungo e faticoso, non ci siamo mai pentiti della scelta che abbiamo fatto. Del resto abbiamo camminato insieme, ognuno per la propria strada, ampliando e rendendo più ricca l'attività d’impresa dei genitori di Carlo. Dal 2013 esiste anche il marchio Angela Caliendo e con esso tutto il mondo che va dalla vendita di oggettistica, alla preparazione di bomboniere, di feste. Insomma lavoriamo per rendere felici e serene le perone nei loro momenti di relax e di festa, tenendo sempre presente di dare al cliente l’attenzione massima, anche se un cliente non acquista moltissimo avrà sempre il suo pacchetto regalo personalizzato, come da Tiffany. Siamo arrivati al punto che se qualche cliente deve farsi confezionare un regalo e io non ci sono ripassa, con la scusa che Carlo è troppo frettoloso.
Di tempo libero ne avete?
Si che ne abbiamo e lo usiamo per approfondire le nostre conoscenze, e poi siamo talmente appassionati del nostro lavoro da essere già in vacanza.
Quando in passato non siamo andati in vacanza non c’è mai pesato e non abbiamo mai mollato,
Oggi le nostre ferie sono grandi giri alla ricerca di prodotti enogastronomici ancora sconosciuti, i nostri figli fanno così vacanze diverse, anche se a volte si lamentano del fatto che facciamo solo vacanze di lavoro. A mio figlio Rosario che me lo sottolineava, gli ho ricordato che mentre noi degustavamo vini lui e il fratello erano in ammollo in una Jacuzzi con lo sfondo di vitigni e con una natura bellissima. Ormai quando andiamo in giro chi ci accoglie fa fare ai ragazzi un percorso diverso, e questo anche se adesso a loro sembra ripetitivo, crescendo, gli servirà.
E poi facciamo delle passeggiate, andiamo a pranzo e a cena fuori, insomma per noi viaggio, forchetta e calice sono solide realtà.
Siete mai stanchi?
Adesso un po’ di più, quando eravamo più giovani, e per i primi undici anni di matrimonio, i figli sono arrivati dopo, tornavano sempre a casa dopo la mezzanotte e spesso ci dicevamo: “Partiamo e dove andiamo?” E così una volta in nove giorni abbiamo percorso diecimila chilometri, alternandoci nella guida, come dei navigatori di rally.
A che punto siete della vostra vita?
Il paragrafo per noi è sempre aperto, siamo solo all'inizio del nostro viaggio, che è un viaggio alla difesa del territorio, territorio schiaffeggiato dalla politica e dalla grande distribuzione.

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