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«Porto avanti una battaglia di libertà, non mi dimetto»: Leone scrive una lettera aperta ai lucani

L'ex assessore regionale alla Sanità e attuale consigliere regionale di FdI (ma eletto con Forza Italia) affida a Facebook una lettera aperta (di seguito riproposta) in cui si rivolge ai lucani, ai suoi elettori e a chi lo ha conosciuto e apprezzato in qualità di medico

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Rocco Leone

«Il motivo di questa lettera vuole essere un chiarimento ai circa 4500 lucani che mi hanno onorato della loro fiducia. Sarebbe stato molto semplice chiudere la vicenda giudiziaria con le dimissioni ma non lo farò, per rispetto del mio essere uomo e della mia storia personale, del mio lavoro (che mi ha dato il pregio di seguire in circa 40 anni migliaia di famiglie lucane), della onorabilità mia e della mia famiglia. Voglio ribadire che la mia vita professionale non è stata mai caratterizzata dall’interesse economico (sono sempre stato a fianco dei deboli, dei bisognosi, degli ultimi). Non mi sono dimesso e non intendo dimettermi non per attaccamento alla poltrona ma perché intendo portare avanti una battaglia di libertà.
In oltre 40 anni di politica ho sempre agito nei vari ruoli che ho rivestito, nell’esclusivo interesse del popolo lucano. Anche nel mio ruolo di Assessore alla Sanità, in un momento particolarmente difficile, ho sempre operato con onestà intellettuale e trasparenza, alcune volte con il mio carattere forte, però sempre nel rispetto della legge e nell’interesse dei cittadini.
Da questo momento potrei dire, come si fa di prassi, che ho fiducia nella giustizia, invece dirò che di QUESTA GIUSTIZIA HO PAURA; sono stato definito “pericoloso socialmente” ma la mia intera vita, professionale e politica, è stata caratterizzata dalla passione, dal sogno di poter dare un contributo per una società migliore. INDIVIDUO SOCIALMENTE PERICOLOSO È COLUI CHE ABUSANDO DEI POTERI DELLO STATO, SENZA CERTEZZE, SMEMBRA LA VITA DELLE PERSONE.
Io ho sempre operato curando la vita e la dignità delle persone. Sia ben chiaro che per tutto questo non mi dimetterò ed a costo di passare gli ultimi anni della mia vita nei tribunali, riconquisterò la mia dignità ed il mio onore che sono stati calpestati. Lo devo a me stesso, ai miei figli, ai miei famigliari ed alle migliaia di persone che nel corso della mia vita mi hanno amato e rispettato».

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